Restare in Libia

Share

«Restare in Libia significa tentare di avere un ruolo su alcune delle questioni geopolitiche più importanti dei prossimi anni» , è quanto afferma Renzi in un momento in cui la Libia,  dilaniata da una guerra furiosa, diventa stato islamico. Non c’è acqua, non c’è elettricità, i negozi sono chiusi, le materie prime scarseggiano, tutti fuggono ma l’Eni continua a funzionare con un numero ridotto di personale e l’Italia, lei sola, rimane sulla polveriera con le sue 130 aziende. Questioni geopolitiche o interessanti e proficui rapporti economici?  In tempi brevi la Lega Araba potrebbe inviare il suo esercito in Libia, in Iraq e in Siria per scongiurare il rafforzamento dell’ISIS che minaccia seriamente tutto il Medio Oriente e che potrebbe espandersi nel Nord Africa.

Dopo Saddam e dopo Gheddafi le cose sono molto molto peggiorate, sotto tutti i punti di vista. Chi ha avuto la brillante idea di decidere all’improvviso che i due dittatori sanguinari non fossero più interlocutori degni ma delinquenti da eliminare è soddisfatto, ora? In parecchi sono andati a braccetto coi due satrapi per anni, poi si sono accorti che erano insopportabilmente crudeli e zac, li hanno fatti fuori. Hanno esultato. Adesso cosa dicono? Nessuno deve dar conto ai milioni di siriani, iracheni e libici affamati, morti, torturati, fuggiti? Controbattere che queste popolazioni soffrissero anche prima è un’ipocrisia: fino a che i dittatori sono propedeutici agli interessi da salvaguardare si finge di non vedere cosa fanno, dunque non solo è sempre tardi per ravvedersi, ma è ancora più grave portare la guerra in un paese e raderlo al suolo senza neanche sapere cosa potrebbe accadere.

Share
Precedente Immigrazione: il nord europeo è salvo Successivo In galera i blogger delle anoressiche?