La cancelliera del mondo libero

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La cancelliera del mondo libero

La cancelliera del mondo libero non è mai stata tanto debole, non è mai apparsa tanto inadeguata: Angela Merkel, proprio nel momento peggiore della sua carriera politica e proprio quando la leadership europea perde colpi, inaspettatamente conquista la copertina del Time che la proclama person of the year 2015. “Chancellor of the free world”, si legge accanto all’immagine del suo volto disteso e sorridente. Free world? Il quarto Reich, l’impero Europa sarebbe il nostro mondo libero? Stiamo soffocando per eccesso di democrazia, dunque. Dopo averle dato una mazzata (Volkswagen) gli USA l’accarezzano cercando di sostenere lei e l’orrido carrozzone che dirige ma è troppo tardi: malgrado la fabbrica del consenso lavori a pieno ritmo, la maggioranza dei cittadini europei considera la UE un disastro e la cancelliera più un occupante economico che una guida, più un avvoltoio che un saggio leader, più uno zircone che un diamante.

Simbolo incontrastato dell’unione europea, la superiorità economica tedesca ha determinato l’instabilità e la dipendenza obbligata degli Stati in difficoltà. Merkel ha fomentato le divisioni tra i popoli, ha messo KO la sovranità delle nazioni favorendo il nazionalismo, coltivandolo essa stessa per il bene del proprio Paese: ha beneficiato della crisi scoppiata nel 2008, non ha rispettato un bel po’ di regole obbligando i governanti dei paesi membri a tenerne conto, guadagna sul debito dei deboli, ha sempre superato abbondantemente i limiti imposti dell’export a discapito degli altri e non ha mai pagato sanzioni per questo illecito.

Ha preteso che gli Stati introducessero nelle loro Costituzioni vincoli sui limiti del debito. Ha preteso – conditio sine qua non per accettare il Quantitative Easing – che gli Stati garantissero eventuali perdite assumendosene l’onere all’80%.  Ha imposto regole non scritte e quindi del tutto arbitrarie ai paesi dell’Europa meridionale e ha conquistato potere non con le bombe ma con le misure di austerità. Ha appoggiato i nazisti in Ucraina, ha appoggiato regimi sanguinari in Medio Oriente. Da almeno dieci anni si dà da fare perché la Turchia entri nel club della UE.

Nell’anno 2015, dopo lo scandalo Siemens verificatosi in Grecia e dopo lo scandalo Volkswagen, il mito dell’efficienza sposata con la trasparenza ha fatto un rumoroso pluff ed è miseramente naufragato. Almeno dal punto di vista della corruzione ora siamo tutti sullo stesso piano. Due casi in particolare hanno caratterizzato l’anno che sta per finire offuscando definitivamente l’immagine della Merkel: il caso Grecia e il caso dei migranti. La morsa terrificante con cui la Germania ha tramortito la Grecia ha disgustato l’opinione pubblica, più che spaventarla. Malgrado tutti i tentativi di far passare i greci per infidi e pigri, colpevoli di aver vissuto al di sopra delle proprie possibilità, la verità piano piano è emersa in tutta la sua tragicità: la Germania e la Francia hanno tratto enormi vantaggi economici dallo sfruttamento delle miserie della Grecia. Oggi il Paese è in svendita, ridotto a una Saigon poco prima della resa, occupato da militari stranieri che ne controllano le frontiere e con le ragazze che si prostituiscono per due euro, tariffe di guerra e di fame.

Se di fronte alla questione meridionale nel suo insieme Merkel ha adoperato tutta la sua razionalità agendo con calcolata e fredda determinazione, nella gestione dei flussi migratori ha invece dato prova di grande incoerenza e approssimazione, caratteristiche deleterie per un leader politico. Ha cercato di approfittare della mano d’opera a basso costo di cui ha bisogno decidendosi per l’accoglienza e imponendola a tutti gli altri mentre la stampa la osannava. Dopo un po’ si è resa conto di non farcela e ha ingranato una brusca marcia indietro, fino a mettere in discussione Schengen. Minaccia sanzioni agli Stati che non riescono a controllare e a identificare le migliaia di arrivi ma non ci riesce neanche lei in Germania. Due mesi fa si commuoveva per le vite perse in terra e in mare, adesso non dice una sola parola sui bambini che affogano davanti alle coste turche e greche, non una parola o una presa di posizione sulle violenze che certi “misteriosi” militari infliggono ai disperati: da mesi questi uomini armati vestiti di nero e coi volti travisati speronano i barconi per farli affondare, picchiano selvaggiamente uomini e donne e inveiscono in inglese. Chi sono, e perché agiscono indisturbati?

Angela Merkel – che come tutti i potenti è sola tra i pavidi  – in un tempo oscuro come questo se la merita tutta, la copertina del Time.

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