La Grecia di Tsipras non fa più notizia

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La Grecia di Tsipras non fa più notizia

La Grecia di Tsipras non fa più notizia. In Europa la lotta tra la Commissione europea e il leader di Syriza ha rappresentato al meglio quanto siano deteriorate la democrazia e la percezione che si ha di essa, e quanto per i cittadini sia difficile – qualunque sia il loro voto – ottenere risposte alle loro richieste e ai loro bisogni. Intanto il mare grosso dell’attenzione mediatica per le sorti dei greci si è acquietato da tempo, si sono spente le luci della ribalta, la storia s’è fatta già vecchia e lo scandalo è diventato routine. Si tratta di una tragedia completamente ignorata dal resto del continente, e perfino da Bergoglio, che è andato in Grecia per far visita ai migranti di Idomeni ma che non ha speso una sola parola per i nostri vicini europei. Il FMI – dopo aver infierito per anni – ha finalmente chiesto il taglio del mostruoso debito pubblico ellenico mentre la UE rimane sorda e nessuno accenna a risolvere la questione.

Nella Grecia del “comunista” Tsipras il rancore cresce, manifestazioni e scioperi si susseguono ininterrottamente e la troika miete vittime esattamente come prima. In seguito ai nuovi tagli, per 190 mila persone le pensioni di povertà sono scese a 193 euro al mese. Le pensioni minime scendono invece a 340 euro. Il governo ha deciso di tassare per la prima volta anche coloro che dichiarano redditi annui di 8000 euro. Avete letto bene, ottomila, vale a dire che chi guadagna 650 euro al mese deve pagare le tasse. L’IVA è salita al 24% anche per gli alimentari e il vestiario, che normalmente sono considerati generi di prima necessità. La mortalità infantile è aumentata del 50%, un dato che riguarda soprattutto i piccoli fino a un anno d’età. Le cure mediche sono inaccessibili a quel 79% di popolazione che non ha l’assicurazione e che quindi deve dimenticare visite mediche e farmaci. Il 24,2% dei cittadini sopra i 15 anni soffre di malattie croniche e non le può curare adeguatamente. I disoccupati si ammalano di depressione, per cui dal 2009 al 2015 i casi di suicidio sono di molto aumentati. Chi lavora intanto non se la passa meglio perché non ce la fa a pagare i contributi sociali né i ticket sui farmaci. La sanità pubblica è al collasso da anni e il nuovo governo non ha fatto che peggiorare la situazione, tanto che l’aspettativa di vita si sta abbassando, tanto che in alcune zone periferiche del paese c’è chi si rivolge ai veterinari per farsi curare, tanto che chi compra una medicina l’assume a giorni alterni per risparmiare: il blister dura sicuramente di più, il malato non si sa.

Nella Grecia di Tsipras ci sono due categorie di stranieri: i benvenuti, quelli che  comprano tutto (aeroporti, ferrovie, porti, complessi turistici, immobili, isole, fette di territorio) e i malnati, quelli che vengono dal mare, trattati dal governo di sinistra come farebbe qualunque governo di destra, con tanto di osceno accordo col vicino imperatore neo-ottomano: dopo essere stato messo in un cul de sac e dopo aver subìto l’isolamento, Tsipras si è convinto che è molto meglio farli morire annegati, i migranti, è molto meglio che gli si spari addosso pur di non vederli più arrivare.

Nella Grecia di Tsipras il pubblico ha ceduto il passo alle privatizzazioni, in tal modo gli autoctoni abitano un paese che non gli appartiene più. Esperti funzionari UE vanno in Grecia e attuano il programma austerità con un metodo che è contemporaneamente un ricatto e un imbroglio ai danni dello Stato. Essi comprano asset pubblici, comprano edifici dello Stato a prezzi nettamente inferiori al valore reale perché il venditore ha l’acqua alla gola, e poi lo obbligano a pagare affitti da capogiro per quegli immobili, anche se non vengono adoperati. La magistratura ateniese ha protestato accusando tre cittadini greci e tre europei di aver danneggiato pesantemente lo Stato, ragion per cui la UE ha chiesto a Tsipras di modificare le leggi greche in maniera tale da garantire l’immunità a tutti i funzionari incaricati. Devono poter svolgere il loro lavoro (l’espropriazione sistematica di beni pubblici) senza sentirsi minacciati. Si lavora per il bene della Grecia, no?

 

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