Un affare da 1700 milioni di euro

Share

Un affare da 1700 milioni di euro all’anno: le telecamere di sicurezza hanno invaso strade, uffici, supermercati, cimiteri, scuole, edifici pubblici, palazzi, stazioni, aeroporti. In media ce n’è una ogni 100 metri, col suo bzzz bzz l’occhio di vetro si gira lentamente da destra a sinistra per non farsi scappare lo scippo, l’incidente, la targa dell’auto rubata, tutto il marcio che mina la tranquillità sociale. Eppure il marcio sfugge lo stesso e non di rado. Quante volte le telecamere sono fuori uso? E quante ne vengono sistemate dove non dovrebbero stare? A Roma, solo in via Veneto ogni 20 metri ce n’è una che osserva i passanti, sai che noia. Neanche ai tempi della dolce vita gli attori e il bel mondo potevano sperare di avere tanti obiettivi puntati addosso. Nei posti fuori mano, nelle terre di nessuno, nei sottopassaggi puzzolenti e sotto ai ponti delle tangenziali invece, dove non passa gente ma ci si va a mettere qualcuno nel sacco o a sversare rifiuti tossici, lì l’occhio spione non lo installano. A Napoli per combattere la camorra il ministero dell’interno nel 2013 aveva deciso di stanziare 7 milioni di euro – in aggiunta ai 3 milioni già in dotazione al Comune e alla Regione – per piazzare telecamere ovunque: praticamente la Campania avrebbe dovuto diventare una casa del Grande fratello a cielo aperto, ma non se ne è fatto nulla: hanno installato 300 telecamere e pare che non tutte siano in funzione. Non è che la criminalità organizzata si possa contrastare con questi mezzi, ma quei soldi – se mai sono arrivati – dove sono finiti?

Quando uno esce di casa non ci pensa, ma è davvero mortificante l’idea di avere sempre un occhio puntato addosso, e di finire dentro a un nastro insieme a tanti altri, magari mentre ci si stava mettendo un dito nel naso, magari proprio mentre ci si stava dando un bacio appassionato con l’innamorata. tutte le nostre vite qualunque, tutti i gesti rubati dal bzzz, le facce grinzose e quelle grintose, gli inciampi, le spinte, tutto. A poterli rivedere magari a distanza di anni, quei filmetti, sarebbe una bella degustazione di ricordi. Chi li guarda, vorrei sapere? Vanno perdute, le nostre gesta da terziari, da lavoratori, da imbroglioni, da maniaci dello shopping? Siamo perennemente come a un passaggio di frontiera, controllati all’uscita dal dentista e da casa nostra. Meglio non soffermarcisi, l’idea di quell’occhio elettronico invade pensieri e discorsi, ci si può bloccare sul serio davanti alla prospettiva d’aver perso per strada ogni privatezza nel nome della sicurezza. Certo, anche nel web ci spiano e ci catalogano, se non altro possiamo scegliere di cascarci oppure no, c’è una bella differenza.

Share
Precedente ANNI DI TRAVAGLIO PER CORONA Successivo In Spagna la democrazia vacilla