L’italia venduta agli investitori esteri è un elenco che preoccupa e intristisce. Eccolo qui sotto, l’elenco, non è neanche completo ma tutti quei nomi e quei marchi insieme fanno una certa impressione. Alcuni di essi evocano anche ricordi in ognuno di noi. Il fatto che le cessioni di pezzi del paese o di parte di essi scongiurino chiusure e licenziamenti in massa non serve a giustificare un bel niente: gli altri paesi non hanno dovuto fare come noi, questo significa che l’unica domanda da porsi è: come ci siamo arrivati, e chi sono i responsabili di queste svendite?
Moda e lusso
Mila Schon, Conbipel, Fila, Sergio Tacchini, Belfe, Mandarina Duck, Coccinelle, Safilo, Ferré, Miss Sixty, Valentino SpA, Gucci, Bottega Veneta, Pomellato, Bulgari, Loro Piana, Fendi, Pucci, Krizia, Poltrona Frau
Alimentari
Parmalat, Perugina, Bertolli, Buitoni, Algida, Antica gelateria del corso, Carapelli, Sasso, Peroni e Nastro Azzurro, Riso Scotti, Star, Fiorucci, Gancia, Fattorie Scaldasole, Del Verde, Eridania, Riso Flora, Santa Rosa, Sorbetteria Ranieri, Saiwa, Vismara, pasta Pezzullo, Berni. La pasticceria Cova, un’istituzione a Milano, doveva essere acquisita da Bertelli di gruppo Prada ma una maggiore attenzione al rispetto della tradizione e alle esigenze della famiglia Cova da parte del gruppo LVMH hanno determinato la vittoria della Francia.
Industrie varie e società di servizi
Atala, Ducati, Lamborghini, Cantieri del Pardo, Ferretti, Pirelli cavi, Pirelli optical technologies, Saeco, ceramiche Marazzi, Pozzi-Ginori, Febal, Rossana Srl, Telecom, Alitalia, e the last but not the least, Indesit.