Assolti da ogni reato

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L’onda nera del febbraio 2010 (Ansa)

Assolti da ogni reato contestatogli i cugini Tagliabue dopo quasi cinque anni dall’immane disastro ambientale avvenuto nel febbraio 2010 che distrusse quel poco di vita ancora presente nel Lambro e che causò l’inquinamento di un territorio molto vasto: dal comune di Villasanta  fino alla foce del Po e da lì fino al mare Adriatico. Si costituirono parte civile il Ministero dell’Ambiente, le regioni Lombardia, Emilia Romagna e Veneto, la Provincia di Monza, i Comuni di Monza e Villasanta, oltre a molte associazioni ambientaliste. Cosa avvenne?

Dalla Lombarda Petroli, una raffineria in disuso che i Tagliabue avevano trasformato in un sito di stoccaggio di idrocarburi e olio combustibile, la notte del 22 febbraio furono sversate ben 2400 tonnellate di gasolio e combustibili da qualcuno che per forza di cose doveva conoscere molto bene il luogo e l’impianto: non fu un incidente ma la manomissione di un esperto. 2400 tonnellate! Pare che i due cugini, fingendo di aiutare, il giorno seguente si dessero da fare gettando acqua a profusione sulla colata inquinante. Per diluirla? Si, ma non è che il loro interesse fosse quello di limitare il danno procurato, i signori volevano impedire in tutti i modi che si potesse stabilire quale fosse la reale quantità di gasolio detenuta dalla Lombarda Petroli, che entro la fine di quell’anno sarebbe stata chiusa.

Insomma, secondo l’accusa, lo sversamento fu architettato per non pagare le sanzioni che li avrebbero colpiti al momento della chiusura, quando si sarebbe scoperto che i due titolari e il direttore dello stabilimento avevano sempre dichiarato il falso sul tonnellaggio degli idrocarburi presenti nello stabilimento. Agli imputati sono stati contestati vari reati: frode fiscale, appunto, disastro doloso, violazione delle norme di sicurezza sul lavoro, violazione della direttiva denominata Seveso che si applica agli impianti ad alto rischio, evasione dell’IVA. Sono stati assolti da tutti questi reati fatta eccezione per il mancato pagamento dell’IVA, evasa per circa 75mila euro. Ah, dimenticavo il custode: è accusato di negligenza nel controllo dell’impianto, pare che sia lui il solo responsabile, gli hanno dato 5 anni di reclusione e l’onere del risarcimento danni. Ma è contumace. Non solo, è contumace anche un altro personaggio, la figura giuridica responsabile civilmente per la Lombarda Petroli.

I reati, se il processo non si fosse concluso a breve, sarebbero caduti in prescrizione. Gli imputati sono stati assolti e le accuse sono state evidentemente smontate una a una: i Tagliabue e il direttore hanno dimostrato che se avessero sversato volontariamente la marea nera per evitare sanzioni sarebbero stati incauti e folli, dato che il crimine ecologico avvenuto rappresenta un danno assai maggiore. Questo è vero, ma solo se il danno procurato venisse pagato, il che non avverrà mai. Non si contesta una sentenza ma ci si domanda chi possa aver provocato quel disastro di proporzioni immani e perché. Se i titolari sono innocenti, dov’è quell’esperto e inquietante individuo che, trovandosi a passeggiare di notte, si è divertito ad aprire i rubinetti della Lombarda Petroli? Non c’è bisogno di pensatori di alto livello per distillare da una vicenda del genere l’esattezza di una qualche teoria: in Italia è difficilissimo essere colpevoli.

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