Che bella cosa la solidarietà

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Che bella cosa la solidarietà. E’ una pratica che abbiamo imparato a disconoscere perché noi italiani da quando c’è la crisi ci siamo un pò inariditi, via. A parole siamo tutti bravi, a fatti meno. E’ per questo che Renzi ha pensato bene di rimediare e di farci esercitare con un pò di pratica. Nel jobs act di solidarietà ce n’è in abbondanza, l’hanno inserita per non farci fossilizzare nell’egoismo, per farci dare cristianamente una mano a chi ha bisogno. Tralascerei tutti gli altri inquietanti aspetti del jobs act per parlare, oggi, soltanto di solidarietà.

In primo luogo ci sono le ferie solidali: il tuo collega ha un figlio malato e deve stare a casa? La collega soffre di una patologia seria e ha bisogno di assentarsi per curarsi? Regalagli le tue ferie. Lo fanno anche i francesi. Regalagli tutti o parte dei giorni di riposo aggiuntivi che ti spettano. Ti sentirai meglio. Ti sentirai doppiamente solidale perché farai con un solo gesto due favori: uno al collega sfortunato e bisognoso, l’altro al datore di lavoro che eviterà di dover sostituire chi si assenta. Niente aspettative e permessi retribuiti, niente contributi alle aziende e nessun carico da parte dello Stato, i lavoratori dipendenti se la sbrigheranno tra loro e prenderanno confidenza con la bontà e l’altruismo.

C’è un altro aspetto nel jobs act che è ancora più interessante perché lì davvero si tratta di fare dell’altruismo una fede e di trasformarlo in un modus vivendi. Il mondo del lavoro sarà una catena umana, una cordata in favore della condivisione. La riforma voluta da Renzi – il cui sottotitolo avrebbe potuto essere “come far fuori la dignità del lavoro in poche mosse” – amplierà la possibilità di utilizzare i contratti di solidarietà anche alle aziende piccole, quelle con meno di 15 dipendenti.  La normativa vigente sui contratti di solidarietà diventerà espansiva, verrà di molto semplificata: si andrà verso una riduzione stabile dell’orario e dello stipendio. Perché? O bella! Per permettere di assumere più persone ed evitare di lasciarle in mezzo alla strada. Si vede che disgraziatamente non si è riusciti proprio a trovare una soluzione migliore per occupare più persone. Col metodo del “tanto lo sapete che non ce n’è abbastanza per tutti, poche storie” il futuro sarà un inno al tempo libero. Si starà sul posto di lavoro solo quattro ore, per esempio, però si sarà in tanti, in tantissimi, e tutti solidali, vedrete. A quel punto forse i lavoratori ne avranno a sufficienza d’essere stati buoni e di aver detto “va bene, stringiamoci, facciamoci piccoli piccoli, c’è posto” e ne avranno avuto a sufficienza di svitare 3 lampadine su quattro al lampadario e di tirare lo sciacquone in bagno una volta ogni cinque minzioni per non fare spreco dello stipendio troppo basso. E allora reagiranno.

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