Altro che bellezza!

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Altro che bellezza! Non c’è niente che serva al nostro modo di concepire le cose che non sia l’utilità. Utilità, la leva che apre tutte le porte, malgrado siamo sull’orlo di un precipizio e malgrado i ragazzi non riescano a trovare un lavoro decente è sempre l’utilità a vincere sul bello e sull’arte. Dicono che con l’arte non ci si mangia, allora sin da quando si è bambini è meglio imparare tutto sulla telefonìa mobile, sulle marche di scarpe, sulle automobili e sui divi dei reality ma guai a perdere tempo con la bellezza, che è roba buona per qualche disadattato al quale hanno dato un’educazione inadeguata.

Non c’è ragione di occuparsi della bellezza o dell’arte quando c’è un signore molto noto e molto invitato in tivù che ha lanciato un’idea strabiliante per risollevare il sud dell’Italia: farne un’immensa Sharm el Sheikh, un bel divertimentificio turistico disseminato di alberghi e resorts, di club esclusivi, caffé, ristoranti, negozi di souvenirs. Che belle menti, però! Colonizzare il meridione costruendoci sopra villaggi vacanze e spingere il piede sull’acceleratore del business relegando in secondo piano (tra gli optionals del pacchetto-vacanze?) la Storia e tutto il patrimonio culturale e artistico tra i più vari e antichi della terra è qualcosa che fa rabbrividire. Corriamo il pericolo che questo signore molto noto prima o poi possa essere ascoltato e la sua trovata presa sul serio: il senso degli affari ce l’ha, è stato capace di fare un impero col cibo e per venderlo ultimamente ha preso un teatro, un immenso teatro abbandonato nel pieno centro di una città come Milano e ci ha messo dentro il suo mercato alimentare. E come lo vende caro, il suo cibo per palati fini! Anche questa è cultura, certo. E’ la nostra tradizione nelle mani di un venditore di pubblicità, di un assatanato del successo, della tecnologia e soprattutto di uno strenuo e accanito nemico del prodotto a chilometro zero. Per forza: se vuoi esportare l’eccellenza del cibo made in Italy tra i pechinesi e gli australiani, se vuoi che a NY mangino il tuo formaggio di fossa il chilometro zero è una balla per poveri cristi che non hanno capito un tubo del commercio. Quel signore lì, quello famoso in tivù amico del nuovo corso politico dice che la crisi preferisce le salsicce ai teatri, ma è uno che il nostro Paese lo ama e lo pubblicizza nel mondo intero. Nei suoi invitanti stores, tra uno scaffale di vini e uno di pasta, ci si trovano anche magliette che vengono dal Bangladesh e borse e presine fatte in Cina. Ma come?, gli dicono, lei è l’emblema del made in Italy e importa queste cose dal Bangladesh? Certo, il business è business, e se vogliamo che in Bangladesh circolino i nostri Barolo e i nostri deliziosi formaggi bisogna pur ricambiare e comprarsi qualcosa da loro! Non avrei immaginato che in Bangladesh vi fosse una nutrita e vasta comunità di amanti del gusto italiano.

Quel signore lì, il mercante, col suo perenne sorriso da imbonitore è capace di venderci perfino i paradossi e le bufale, è capace veramente di convincere qualcuno che il sud per uscire dalla linea d’ombra debba emulare Sharm. Altro che bellezza e cultura, qui ci vogliono tutti consumatori, arraffatori, estimatori di esibizioni e cafonerie!

Stella di Mare Beach Hotel & Spa

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