La caduta del muro di Berlino

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La caduta del muro di Berlino

La caduta del muro di Berlino avvenuta 29 anni fa è stata rappresentata sempre come un evento storico gioioso, legato alla liberazione e all’emancipazione dalla dittatura. Non è andata esattamente così, non si è solo cantato e ballato e brindato piangendo di commozione e di felicità perché si entrava nella Nuova York germanica. C’era un pedaggio da pagare per l’accesso al wunderbar. L’annessione di Berlino est è stata dolorosa ed è tuttora molto lontana da una piena realizzazione. Le due facce della stessa popolazione sono ancora molto diverse, le comunità rimangono separate, non si mischiano, a ognuno il suo. Berlino est è molto meno sviluppata, più povera, non competitiva e deindustrializzata. In una parola: sottomessa. Secondo il punto di vista di Vladimiro Giacché nel suo ultimo libro è un po’ come siamo noi, l’Italia del nord e l’Italia del sud, ed è un po’ come l’Europa dei PIGS rispetto al nord del continente. Quelli dell’est i tedeschi occidentali li chiamano Wessis,che naturalmente è un termine dispregiativo, proprio come terroni da noi e PIGS nel continente. Il più forte si comporta sempre allo stesso modo, perfino coi fratelli. I tedeschi, quando avvenne l’annessione, unificarono il marco con un cambio 1 a 1, il che per le fiumane di persone che si accalcavano agli sportelli bancari sembrò una buonissima cosa ma non lo era affatto per l’economia industriale e per il lavoro di Berlino est.

Le imprese occidentali crebbero mentre quelle orientali persero ogni competitività e la disoccupazione aumentò. Ci si mise di buzzo buono il Treuhandanstalt a creare difficoltà alle regioni dell’est. Il Treuhandanstalt era un ente fiduciario creato apposta nel 1990 per gestire la privatizzazione selvaggia di tutta la zona est. Rohwedder, uno dei presidenti dell’ente, non era d’accordo con questa politica delle privatizzazioni e non voleva liquidare l’economia dell’est in fretta e furia. Venne assassinato, pare dai terroristi della RAF ma non s’è mai capito bene. Al suo posto arrivò una donna, che privatizzò con una tale velocità da risolvere tutta la questione nel giro di soli 4 anni. Il Treuhandanstalt chiuse i battenti, tutti si sentirono soddisfatti malgrado l’operazione avesse causato una marea di disoccupati a est e una perdita di 250 miliardi alla Germania ovest. Come mai?  

In pratica la colonizzazione avvenne anche attraverso acquisti molto poco limpidi di industrie e officine da parte di affaristi di Berlino ovest che comprarono a prezzi stracciati, simbolici, e che ricevettero da ovest fondi davvero cospicui per rimettere in sesto quelle imprese. Siccome si trattava di faccendieri senza scrupoli essi si guardarono bene dal farlo. I terreni sui quali quelle industrie poggiavano erano per loro la sola parte interessante dell’affare: servivano alla speculazione edilizia. I primi 5 anni che seguirono all’annessione furono sufficienti a determinare – a causa di scelte e decisioni errate e speculative – un divario tra le due Berlino che a tutt’oggi non si assottiglia: alcuni economisti e osservatori ritengono che non basterebbero 300 anni per pareggiare l’economia di Berlino est col resto del paese, altri ritengono che fra 40 anni forse si potrebbe raggiungere una reale riunificazione dal punto di vista economico. Per ora il Pil della zona est è fermo al 66% del livello della parte ovest, la disoccupazione è al 10%, la metà dei cittadini vive di assistenza statale, il flusso migratorio verso occidente è meno prepotente rispetto agli inizi ma continua, inoltre la qualità della vita è imparagonabile a quella dell’ovest .

La guida sicura dell’Europa, la patria rispettabile, la lingua addestratrice: siamo tutti tedeschi, grandi e piccoli tedeschi. Il modello tedesco per l’annessione delle regioni dell’ est è lo stesso utilizzato oggi con gli Stati europei svantaggiati: diete, terapie shock, privatizzazioni, svendite, le quali non rappresentano affatto una soluzione ma anzi determinano squilibri fortissimi. Tanto per fare un esempio, la Grecia è stata trattata più o meno come Berlino est, e il risultato è sotto gli occhi di tutti: la popolazione greca si è impoverita sempre di più fino a raggiungere, attualmente, una condizione di indigenza che tocca il 40%. Quando ci confermano che il paese è uscito dalla crisi non parlano delle persone.

 

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Un commento su “La caduta del muro di Berlino

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