Che c’entra l’hamburger col MUOS?

Share

Che c’entra l’hamburger col MUOS?

Hamburger e MUOS, un accostamento azzardato per sostenere una tesi: siamo deboli e i nostri governi nel corso del tempo hanno perduto sempre di più la capacità di guadagnare rispetto per il nostro paese.

 

Che c’entra l’hamburger col MUOS? Per un verso o per l’altro, noi italiani siamo vittime della mancanza di carattere dei nostri governanti, del loro zigzagare tra il desiderio di compiacere e l’inclinazione a svenderci all’ingrosso. Cominciamo dall’hamburger. Si parla molto della campagna pubblicitaria italiana di Mc Donald’s, l’inverosimile sponsor di Expo 2015. Nello spot che ha suscitato sconcerto si vede una famiglia italiana seduta a tavola in pizzeria, intenta a studiare il menu. Al figlioletto la pizza non piace per niente, lui è voglioso di Happy Meal e così la famigliola esce di lì e se ne va tutta contenta a mangiare in uno dei fast food del gigante dello junk food. E’ la prima volta che accade: solitamente la Mc Donald’s quando si autopromuove evita accuratamente di paragonare i cibi di un territorio e di un paese straniero ai propri, ed evita di sminuirli o di sconsigliarli: si comporta correttamente. A noi, proprio nell’anno dell’Expo, ha riservato un trattamento speciale. La polemica sullo spot è finita su molti siti e media stranieri, e qui da noi soltanto il M5S ha sollevato la questione in Parlamento e farà un esposto all’Agcom. Si vede che agli altri quello spot piace. Stavolta i pentastellati hanno proprio ragione, si tratta pur sempre di concorrenza sleale e la difesa dei nostri prodotti migliori è importante, tant’è che il Presidente dell’Associazione che tutela la pizza ha minacciato di adire le vie legali contro la multinazionale. Contrapporre un marchio a un prodotto non è accettabile.

Quando un paese è debole lo si tratta senza troppo riguardo, e i nostri alleati hanno cambiato all’improvviso una consolidata strategia pubblicitaria per tentare di surclassare una delle abitudini più comuni e radicate degli italiani: mangiare la pizza, che non nuoce alla salute, che è cibo antico e povero, che accontenta tutti. I bambini sono i più suscettibili alle mode, ma la propensione a ingollare panini gommosi non accenna a diminuire neanche tra giovanissimi e adulti. Purtroppo lo spot della Mc Donald’s una verità ce la dice: gli adulti sono troppo spesso arrendevoli di fronte ai figli, e piuttosto che discutere con loro rischiando di vederli incapricciati cedono, e non soltanto a tavola. Le campagne di educazione alimentare promosse da Michelle Obama per combattere obesità e malattie cardiovascolari ha declassato l’hamburger negli States mentre in Italia si va in controtendenza.

L’Italia vanta un’eccellenza di prodotti alimentari e una tradizione gastronomica che nel mondo ha pochi rivali ma per la fiera del nulla ha scelto come rappresentanti ufficiali il colosso del fast food e la Coca Cola, due sponsor che rappresentano tutto il contrario di ciò che si dovrebbe diffondere: la cultura del cibo, quello sano e slow. Un modo per tentare di tenere i piedi in due scarpe: da un lato un po’ di tradizioni, biodiversità e rispetto del pianeta e dall’altro le multinazionali, i supermercati, la super-tecnologia. Un baraccone, una specie di Disneyland insomma. Intanto ci siamo beccati una pubblicità che ha il sapore di uno sberleffo alla pizza. Questo non è che uno dei tanti aspetti del rapporto di sudditanza che caratterizza il nostro paese nei riguardi degli americani. L’hamburger è roba da colesterolo e trigliceridi, ma il MUOS è ben più nocivo per la salute e per l’ecosistema. Il MUOS e l’hamburger: in tutti e due i casi si ripete un antico schema simile al rapporto che intercorre tra colonizzati e colonizzatori. Se il Tar insieme alla Procura di Caltanissetta non avesse posto sotto sequestro l’immane sistema satellitare di comunicazioni della Marina militare americana, i cittadini di Niscemi e i siciliani tutti non avrebbero mai ricevuto ascolto dal governo: non solo da quello attuale ma da qualunque altro governo. Dalle pagine del Corsera Angelo Panebianco – che confonde lo sviluppo col progresso – ha accusato i siciliani, il Tar, gli ambientalisti e tutti quelli che da anni lottavano per salvaguardare un territorio di avversare la modernità, di ostacolare la sicurezza e di non amare il paese: scrive che abbiamo un accordo con il nostro alleato, e i patti si rispettano. Anche a costo di fare ammalare le persone? Anche a costo di creare squilibri ambientali?  Eh, pare proprio di si.

 

 

Share
Precedente Chiambretti e il suo hotel burlesco Successivo L’Italia s’è desta