Come al solito procediamo per frasi fatte

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Come al solito procediamo per frasi fatte

Non c’è possibilità di uscire dal seminato: il dibattito su Greta e Vanessa è ridotto ai minimi termini, con la fazione che le difende a spada tratta e la fazione dei denigratori complottisti. I due gruppi si fronteggiano provocando un rumore che affossa come al solito ogni dibattito e ogni analisi.

Come al solito procediamo per frasi fatte. Due opposte squadre si fronteggiano – i salviniani e la sinistra – e a chi non se la sente di schierarsi tocca subire. “Considero inaccettabile che qualcuno abbia detto che Vanessa e Greta se la siano cercata”. “L’Italia ha bisogno di questi cooperanti e di questi volontari”. Il ministro Gentiloni ha assolutamente ragione quando dice che non è possibile liquidare questa storia – e tante altre – con la solita frase “se la sono cercata”, ma ha torto quando afferma che l’Italia ha bisogno di questi cooperanti e di questi volontari. E no che non ne abbiamo bisogno, signor ministro. Non sia mai. Tralasciando la parola “cooperanti” che non attiene al caso in questione, se tutti i volontari e tutti coloro che sentono l’encomiabile bisogno di fare qualcosa per un popolo oltraggiato dalla guerra si comportassero come Greta e Vanessa accadrebbero eventi spiacevoli ogni settimana. Come si può non essere felici per il loro rientro a casa? Questo non significa dover sospendere ogni giudizio e mettere qualunque dubbio nel cassetto. I dubbi ci sono, e non riguardano affatto il pagamento o meno di un riscatto, almeno non per me e per tantissimi come me.

Perché non si può parlare con franchezza in Italia senza essere bollati come i peggiori nemici del bene e del bello? Roberto Saviano scrive : “Se un Paese non è capace di stare accanto a due giovani donne volontarie, che hanno passato in condizioni di sequestro quasi sei mesi della loro vita, allora merita il buio in cui sta vivendo.” Lo scrive presumibilmente per aver letto sui social insulti e derisioni rivolti alle due ragazze, lo scrive presumibilmente perché c’è l’immancabile Salvini che urla “vergognoso pagare un riscatto”, e perché qualche centinaio di cittadini si sfoga dicendo che rivuole i soldi indietro e non gliene importa nulla dell’incolumità delle volontarie. Mi pare davvero un po’ poco per augurare al paese intero di rimanere nel buio. Quanti saranno, in tutto, gli ignoranti che hanno reagito così male? Sono così numerosi da giustificare l’anatema? Non credo proprio, anzi sono sicura che si tratti di una minoranza, ma quella minoranza serve per spostare il discorso su un altro piano, per portarlo a un livello dialettico elementare, quello che utilizza prevalentemente le schematizzazioni. Fa comodo dividere sempre con manicheistico impegno i buoni dai cattivi, fare di ogni erba un fascio e sentenziare che le critiche a Vanessa e Greta siano il sintomo inequivocabile della “frustrazione di chi non è in grado di muovere un passo, di chi è fermo al palo, di chi non riesce a immaginare una vita diversa e se la prende con chi decide di mettere la propria a disposizione di un ideale”.

Non ci sto, mi dispiace. Vanessa e Greta, sensibili ventenni col desiderio di fare del bene, hanno commesso come minimo degli errori di valutazione e hanno fatto a meno di rivolgersi a organizzazioni riconosciute dalla Farnesina preferendo creare insieme a Roberto Andervill una ong completamente priva di coperture e di autorizzazioni. Non solo, in base ad alcune intercettazioni dei Ros non emerge esattamente un intento esclusivamente umanitario perché le ragazze sono partite una, due volte verso il Medio Oriente armate solo di buone intenzioni e con l’obiettivo di servire la causa della rivoluzione. Su questo aspetto non possiamo che attendere prima di esprimere opinioni, naturalmente.Le conseguenze di una tale irresponsabilità però sono evidenti, del resto pare che le due amiche siano state tradite proprio da uno di quei gruppi che le avevano ospitate nel marzo scorso. Saviano  bolla con un bell’articolo tutti quelli che non la pensano come lui mettendoli nel calderone dei frustrati e dei rancorosi.

La complessità del discorso dialettico è diventata il primo nemico da combattere, quello che conta ormai è tenere in mano una bandiera e relativizzare il più possibile e in fretta. L’ansia di rimettere le cose in ordine forzosamente ogni volta che ci si trova di fronte a un evento complicato è il peggior difetto di noi italiani che siamo partigiani come nessuno, intellettuali e opinionisti in testa. Non è piacevole assistere tutte le volte immancabilmente a un dibattito senza dibattito basato sulle strumentalizzazioni, e non è piacevole vedere che le argomentazioni dal gusto tranchant hanno la meglio e si prendono tutto lo spazio, colpendo senza sottigliezze le “presunte” posizioni altrui e azzerando l’esigenza di una riflessione vera, che non significa voler “sporcare” nessuno. Si sapeva che sarebbe finita così. L’Italia dunque è fatta di due soli grandi gruppi, i beceri e quelli capaci di sognare? Tutti gli altri, quelli che non si accontentano, non esistono? Almeno ci lascino la facoltà di sognare a modo nostro, e nel caso della Siria di sognare che arrivino aiuti e riconoscimenti ai curdi a Kobane, per esempio. L’episodio delle due ragazze rapite andrà presto a occupare i tagli bassi delle pagine interne dei quotidiani, con buona pace di chi vuole cercare di approfondire e capire. La storia a lieto fine delle due volontarie non è la favola di Cappuccetto rosso e il lupo. Del resto non c’è alternativa: o ci crediamo e siamo buoni, oppure finiamo nel gruppo dei beceri.

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