La conduzione aziendale del PD

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La conduzione aziendale del PD di Renzi è molto versatile: racimola risorse economiche dagli invitati a una cena, ben 800 tra politici volenterosi, industriali, terziario, manager e presidenti di questo e di quell’altro.Tutti sostenitori entusiasti del premier e delle sue trascinanti convinzioni sulla forza del cambiamento. Hanno pure ragione a sostenerlo, si tratta di realizzare un vecchio progetto che stavolta vuoi vedere che va in porto?

1,8 milioni di fondi raccolti per sedere al tavolo del capo e gustare piatti made in Eataly offerti dall’amico Oscar Farinetti negli spazi del The Mall di Milano, luogo che rievoca un’ospitalità aeroportuale oppure da congresso, un pò freddina ma dal sapore internazionale. Finalmente i dipendenti del PD possono stare tranquilli: non andranno in cassa integrazione, hanno dei protettori, le loro colonnine di soccorso, le boe.

Qualcuno del partito non ha gradito, non si arrende: ma come, questi signori sono i nostri sostenitori?, mugugnavano. Non avevano evidentemente notato nulla alla Leopolda, ciechi come talpe. Pare sempre che lo zoccolo duro del PD viva su un altro pianeta, anzi dorma su un altro pianeta. Ogni tanto uno si sveglia, guarda, scopre la differenza e si stupisce dell’andazzo. Il leader replica (durante la cena  sottolineando quanto ottenuto anche grazie alla spending review del partito*) : “Abbiamo recuperato 18 milioni di risorse, grazie a questo nessun dipendente del Pd avrà la cassa integrazione“. Una cosa la potrebbe pure fare, lo zoccolo duro, suggerire al premier segretario di organizzarne un altro paio, di queste cene. Anche dieci, quindici, tutte per i cassintegrati che non sono dipendenti del PD e che non trovano l’ombra di una boa. Per quanto discutibile, questo metodo la crisi la prende di petto: lo facciano diventare un’abitudine e si risana alla grande coi soldi di chi può, una volta tanto, no? Aspettate che si faccia l’arena al Colosseo e vedrete che feste organizzerà il premier: due o tre anni di eventi e diventiamo il motore d’Europa.

E niente: l’identità dei renziani si realizza nei posti costruiti apposta per negarla, posti che danno alle città un aspetto un pò straniero, tipo zone franche. Dove c’è Renzi è sempre zona franca, non solo alle Leopolde e nei The Mall, Zona franca dovunque: per schivare le critiche che sono sempre flebili, per schivare i gufi vari, per evitare confronti, domande, fischi, urla, rabbia da calzini rammendati.

Twitter è un’altra zona franca: è come non parlare a nessuno perché ci si rivolge a tutti, a una marea di sconosciuti. Poi c’è la stampa che mette a deposito i 140 caratteri, ed è più che sufficiente. Renzi col tweet tramanda, si riproduce così, da lontano, frettoloso e sicuro. E’ il capo, un passo avanti e due indietro ci farà abituare. Gli italiani sono docili, malleabili e si rassegneranno, malgrado sia passata l’atmosfera da epopea e si cominci a sentire un odorino sgradevole.

* La frase tra parentesi è copiata da La Repubblica e si riferisce al tweet del Partito Democratico che ho messo in grassetto.

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