Dalle Primavere ai bagni di sangue

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Dalle Primavere ai bagni di sangue

La guerra civile in Siria, i ribelli che lottano contro Assad, il Free Syrian Army e i curdi siriani del Rojava di cui non si parla mai.

Dalle Primavere ai bagni di sangue: come mai tutti gli aneliti di libertà e democrazia che partono inizialmente dal basso finiscono con lo scatenare guerre civili violentissime che alla fine conducono all’insediamento di governi tutt’altro che moderati? In tutto il Medio Oriente erano presenti – e vivacissimi – molti movimenti laici formati da cittadini, studenti, organizzazioni che lottavano per la liberazione nazionale, sia dall’oscurantismo dei regimi autoritari (religiosi o no) e sia dall’interferenza degli stranieri, dell’occidente. Questi movimenti sono spariti, sono stati messi a tacere, sono stati repressi con la prigione, e al loro posto sono arrivati jihadisti e ISIS.

Non si scappa, il quadro è questo, anche se in Siria i ribelli anti Bashar al-Assad costituiscono un mondo molto variegato che è difficile analizzare. C’è di tutto. Gli Stati Uniti insieme ai loro alleati si sono serviti ampiamente di queste formazioni per tentare di defenestrare Assad e dopo sono giunti ad appoggiare i moderati che hanno una forte connotazione laica, in particolare sostengono i peshmerga (Kurdistan iracheno) che infatti sono filo-americani e il Free Syrian Army (FSA), o esercito siriano libero, che è laico e filo-occidentale, ma fino a un certo punto: nel corso del tempo ha collaborato con altre formazioni molto diverse per intenti e ideologie, piuttosto forti dal punto di vista numerico come Jabahtal al-Nusra, come il fronte siriano islamico e come il fronte siriano di liberazione.

Il Free Syrian Army si compone di un numero di ribelli che oscilla (secondo le fonti) dai 40 mila agli 80 mila, è impossibile che sia omogeneo, ed è anche poco onesto farcelo credere. C’è chi dice che Erdogan si prenda gioco degli occidentali rassicurandoli sul fatto che il Free Syrian Army sia completamente filo-occidentale, ma come si fa a prendere in considerazione l’ipotesi che l’occidente sia ignaro e credulone? I rappresentanti di FSA che partecipano alle conferenze o alle riunioni internazionali non sono esattamente la stessa cosa rispetto a tutto il confuso schieramento di forze in campo : la realtà è un guazzabuglio inestricabile, l’infiltrazione di forze molto meno laiche e filo-islamiche esiste eccome e pare che ora stia letteralmente smembrando il FSA. Del resto il governo turco ha contribuito a dissestare completamente la Siria sin dal 2011 permettendo il passaggio di estremisti islamici, appoggiando il jihad e molto probabilmente approvigionandolo di armi. Curdi e profughi alla frontiera turca trovano ostacoli, ISIS e jihadisti no.

Tutte le informazioni che riceviamo non ci raccontano mai nulla del Rojava, che pure ha un ruolo importantissimo nella lotta contro ISIS e jihad. Rojava significa ovest, ed è una regione del Kurdistan siriano che è riuscita ad ottenere una propria autonomia. Ha una divisione interna in tre cantoni, uno si chiama Cizire, uno Efrin e l’altro Kobane. Non esistono divisioni ideologiche, le diverse etnie convivono democraticamente e pacificamente, nella più piena autonomia, ispirandosi ai principi della laicità e rispettando l’uguaglianza totale tra i generi. Le donne del Rojava sono femministe, emancipate, partecipi e attive tanto quanto gli uomini. I curdi del Rojava si sono rifiutati di partecipare alla guerra civile in atto in Siria, sono però strenui difensori del popolo in caso di attacchi, sia da parte dei nazisti di ISIS che da parte delle opposizioni sostenute dalla Nato. Questo particolare basta a avanza per spiegare il silenzio dei media, che si dimenticano sempre di menzionarli. Come si difendono i curdi siriani? Con l’ Unità di Difesa del Popolo (YPG) e attraverso il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK). Il leader del PKK lo ricordiamo tutti: era Ocalan, che vive nel carcere di massima sicurezza di Imrali dal 1999. PKK e il suo leader sono stati tacciati di terrorismo dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea.

ISIS non ha lasciato certo in pace la regione del Rojava: ha attaccato con ferocia più volte, e YPG è riuscito a fronteggiarlo con una forza e una determinazione molto superiori a quelle dimostrate dal FSA, anche quando i peshmerga del Kurdistan iracheno li hanno abbandonati a loro stessi fuggendo. I curdi siriani sono completamente ignorati e soli, subiscono anche l’embargo da parte della Turchia eppure finora e senza ombra di dubbio si sono dimostrati i più forti nella resistenza contro gli attacchi di ISIS. Il Rojava rappresenta un concreto esempio alternativo che tutta la Comunità Internazionale dovrebbe finalmente prendere in seria considerazione, e non solo dimostrando solidarietà (far cessare l’embargo turco, per dirne solo una) oppure parlandone e facendo sapere a tutti con quanta ostinazione abbiano contrastato jihadisti e IS, ma osservando con attenzione la felice struttura governativa che esso si è dato nonché la capacità tattica e militare delle sue forze armate, le quali – ripeto ancora una volta – risultano essere le migliori in campo.

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