Dov’è Gennaro

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Dov’è Gennaro?, ho chiesto a Gianni, dipendente di una grossa multinazionale straniera. Gianni lo conosco da anni, fa parte della geografia del posto dove lavora ed è sempre allegro. L’ho visto un pò mogio, e ho anche notato che era sguarnito, che gli mancava qualcosa, o meglio, qualcuno: il collega al suo fianco, Gennaro, ché tutti e due li consideravamo inseparabili, ormai. Uno alto, uno basso, uno bruno e uno biondo, parevano una coppia di comici da tivù in bianco e nero.

“E’ andato in pensione” mi fa.

“Di già?” La postazione di Gennaro, vacante, m’è parso che s’allargasse a dismisura. Di certe persone ci si accorge quanto fossero presenti solo quando non le si vede più.

Gianni mi ha raccontato che a quelli a cui mancano pochi anni per la pensione la direzione sta facendo delle proposte: se mancano 3, 5, 8 anni al congedo gli offrono di firmare il licenziamento in cambio di una buonuscita, oppure gli chiedono di accettare la mobilità. Gianni dovrebbe andare in pensione tra 8 anni, gli hanno proposto un fifty-fifty, quattro anni di mobilità. Caspita, ho detto, questo lo chiamano esodo volontario. Quando si è coscienziosi e leali ci s’infinocchia da soli, ho pensato, ma non l’ho detto. Gianni ha abbassato il tono della voce, come un cospiratore.

“Un dipendente come me costa talmente tanto di contributi che è meglio se va via, ne prendono due nuovi al prezzo di uno. Gennaro ha accettato, s’era anche stufato, gli mancavano 3 anni al congedo e poi aveva un carattere mite, non gli è mai piaciuto fare storie. Anche altri hanno accettato. Invece io ci sto pensando su. Con calma. Io mi piego ma non mi spezzo. Che faccio tutto il giorno se non lavoro? Mi sento dieci anni di meno io, la forza ce l’ho ancora tutta. E poi che è stà storia della mobilità? Quello che mi spetta di diritto perché lo devo perdere?”

“E tu non accettare. Non ti possono mica costringere, è una proposta”, gli dico e penso che è proprio vero: dimostra dieci anni di meno, qualunque età abbia.

“Eh, non mi costringono ma mi mettono alle strette, hai voglia. Qua sono diventati terribili, non è come prima, neanche tra noi colleghi”.

Mettere alle strette significa che se il dipendente non accetta lo trasferiscono da un’altra parte, lo mandano a 100 km, gli danno mansioni diverse, gli creano seccature e difficoltà.. Gianni sta in un punto di passaggio, in una strettoia, ha quella faccia inquieta di quando le difese si abbassano.

E niente. Tanto per dire che gli 800mila nuovi posti di lavoro annunciati non saranno affatto nuovi, saranno sostituzioni – due per uno – delle persone come Gianni e Gennaro. Per 800mila che entreranno (hanno una predilezione per l’8, al governo) ne usciranno 400mila o più prima del tempo, con qualche anno di mobilità forzata. Si sveglieranno ugualmente all’alba per abitudine, si godranno la vista del cielo che piano piano s’illumina e se ne torneranno a letto lasciando la giornata a chi la deve vivere.

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