Educazione siberiana

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EDUCAZIONE SIBERIANA

La storia che Nicolai Lilin racconta nel suo libro d’esordio merita rispetto e incute un certo timore, un pò  come la prima volta che si va a lezione di cinese oppure dall’ipnotista, ma solo finché non ci entri dentro e cominci a capire. Si è sempre spaventati quando non si capisce un mondo che sembra nuovo e che invece è antichissimo, pre-cristiano: è il mondo degli Urka siberiani, dai quali Lilin discende. Un romanzo di formazione che ha accenti biblici, che risale alle fonti della natura degli uomini di quelle terre e della loro cultura. Dal libro Gabriele Salvatores ha tratto un bellissimo film, che in alcuni episodi non rispetta la trama originale.

Al tempo degli zar gli Urka si rifugiarono nella Taiga, insofferenti alle leggi e all’ordine. Vi rimasero fino a quando, dopo la rivoluzione russa, Stalin non li stanò. Li fece deportare ai confini estremi della Moldavia, in un posto chiamato Transnistria. Gli Urka siberiani si definiscono criminali onesti, e si sentono completamente diversi da qualsiasi altro gruppo criminale, dalle mafie come dalle bande metropolitane. Essi considerano disonesti tutti gli altri criminali, perché loro sono i soli a rispettare un codice d’onore severissimo: non si può perseguire la ricchezza, non si può tenere il denaro in casa, non si può derubare nessuno che non sia un politico, un uomo di potere, un uomo di legge; non si può ammazzare nessuno se non per una causa gravissima; è vietato lo stupro, è vietato l’uso e lo spaccio di droghe; bisogna tutelare e proteggere i più deboli e i “voluti da Dio”, vale a dire coloro che soffrono di disagi psichici e che noi chiamiamo molto volgarmente “matti”. Queste sono alcune delle regole che i vecchi, in ogni famiglia, tramandano ai più giovani educandoli e fortificandoli. Insegnano loro a infischiarsene della ricchezza, a non pensare mai troppo, a non cacciarsi in solchi da cui poi è difficile uscire integri, a non temere la morte.

Col tempo le cose sono cambiate, tutto è stato contaminato e degradato intorno all’ universo narrato da Lilin. Lo scrittore, abilissimo tatuatore di scuola siberiana, ha dichiarato che suo nonno gli diceva che non c’è un inferno o un paradiso dopo la morte, però sicuramente se ci si comporta male si nasce un’altra volta in Russia. La Russia, dice Lilin, è terra marcia, è mafia, corruzione, droga, prostituzione, affari loschi. Non ci sono più regole, non c’è un’etica da rispettare, conta avere potere, avere denaro.

Educazione siberiana è un libro forte, disturba, talvolta è sgradevole eppure gronda poesia e dice proprio a tutti, criminali e non, che senza tener fede alle regole l’uomo contemporaneo distrugge se stesso e la sua propria civiltà fino ad affrettare delitti, frodi, stupri, violenze, guerre, fino a perdersi.

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