Entrare nella Storia

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Entrare nella Storia

Le sorprese del mercoledì sera a Le invasioni barbariche non finiscono mai: in un’atmosfera che trasmetteva ai telespettatori la sicurezza di vivere nel miglior paese possibile affidati alle migliori mani che si possano immaginare, la ministro Marianna Madia ha raccontato il suo ingresso nel nuovo governo e quindi nella Storia non dal punto di vista politico ma dal punto di vista di una donna in dolce attesa, che non sapeva se dedicarsi al nascituro o al futuro radioso del paese.

Entrare nella Storia con la S maiuscola non è cosa che capita tutti i giorni. E’ per questo che il ministro Marianna Madia ha detto si alla chiamata di Renzi (“un uomo coraggioso che si assumeva la responsabilità di cambiare il nostro paese con urgenza”) quando ha formato il governo. Madia non voleva farlo, non voleva proprio, era incinta del secondo figlio e aveva tanti dubbi: la maternità esige tempo e spazio. Madia non ritiene giusto sottrarre attenzioni alla prole, ma se si tratta di cambiare la Storia di un paese e se a chiedertelo è un politico del calibro di Renzi un’eccezione si può fare, anzi diventa un dovere. “Ero incinta, è vero, però la Storia passava in quel momento”, ha raccontato a Le invasioni barbariche. Del resto il suo lavoro contempla la difesa dei diritti e dei tempi della maternità, e quindi il cerchio si chiude, la coerenza trionfa: Madia sta lavorando perché le donne possano avere la stessa possibilità di scegliere che lei ha avuto. Le donne comuni non devono decidere se dire si o no al nuovo corso della Storia, ma almeno si faccia in modo di aiutarle a non perdere un posto di lavoro che serve per campare.

Non mettiamo in dubbio che il ministro si stia adoperando per tutte le mamme italiane, ma non possiamo non farle notare che finora per le donne non è che sia cambiato molto: gli asili nido pubblici disponibili sul territorio sono sufficienti a stento ad accogliere i bambini di un solo quartiere di una grande città, il welfare non va d’accordo coi tagli alla spesa pubblica e si vede: i nonni italiani se ne sono accorti meglio degli altri. Quanto alla parità riguardo ai salari, tra uomini e donne il divario è ben lontano dall’essere colmato, e quanto agli incentivi e alle tutele per le madri lavoratrici siamo davvero molto indietro rispetto agli standard europei. Le donne separate con figli se la passano maluccio, peggio delle altre, bisognerebbe fare in fretta e ci auguriamo che stavolta la Storia, trainata dalla passione riformista di una generazione di politici molto giovani, finalmente s’incammini, perché non s’è ancora capito se #lasvoltabuona si faccia stando fermi, guardando in avanti o indietro. Il ministro Madia si avvale della collaborazione di esperti, ma non riesce ugualmente a cavare un ragno dal buco, per ora. Dice con entusiasmo che nel Jobs act ci sono tutte le premesse per cambiare radicalmente la situazione. Anche nella riforma della scuola ci sono tutte le premesse per cambiare radicalmente lo stato delle cose, se è per questo, ma è rimasto tutto sulla carta, quindi prima di credere alle promesse aspettiamo di vedere i fatti.

 

 

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