Fabrizio Corona è cambiato?

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Fabrizio Corona è cambiato?

Corona forse stavolta ha capito, forse no. Insieme agli auguri che facciamo a lui per una vita migliore ci piacerebbe che tutti i cittadini qualunque chiusi in un carcere e costretti a scontare pene ingiuste ricevessero la stessa attenzione mediatica che troppo spesso si concede ai cittadini noti. Sarebbe più giusto: magari un innocente potrebbe uscire subito e non dopo dieci o vent’anni, e magari chi soffre di depressione potrebbe vivere piuttosto che ammazzarsi per l’indifferenza di tutti.

Fabrizio Corona è cambiato? Nella vita di tutti arriva sempre un momento in cui una linea di confine separa il sé vecchio da quello nuovo. Sempre, nel senso buono oppure no, e non c’è nessuno al mondo che non pronunci almeno una volta la frase “è cambiato tutto, sono un altro”. Adesso succede a Fabrizio Corona. Uscendo dopo quasi tre anni dal carcere di massima sicurezza di Opera ha urlato “Sono felice, giuro che in carcere non ci entrerò mai più”. Neanche il tempo di respirare l’aria buona della semi-libertà ritrovata e subito s’è premurato di postare una breve dichiarazione su Facebook. Ha scritto della sofferenza, di una dura lotta e di una vittoria finale, concludendo con un #sipuede. Si può cambiare? Si può farcela a superare gli ostacoli della vita senza ammaccature? Si può desiderare di intraprendere una strada nuova? Certo che si può, e non c’è che da augurargli il meglio.

Il problema è che Corona è stato affidato a una delle comunità di don Mazzi, il prete-immagine, l’amico dei divi che sta sempre in televisione a straparlare. Corona e Mazzi formano una coppia pericolosa: tutti e due schiavi dei media, tutti e due narcisisti, tutti e due mondani. Il minimo che possa accadere è che don Mazzi non resista alle pressioni dei microfoni davanti alla bocca (ci dica, ci dica) e che cominci a raccontare a destra e a sinistra quant’è bravo il ragazzo (in Italia purtroppo siamo tutti ragazzi fino a 60 anni) e quanto lui lo stia aiutando e quanto di bello ha scoperto nel cuore dell’ex ribelle. E’ il minimo, ma potrebbe pure iniziare una telenovela.

Qualcosa del genere – se non ricordo male – è accaduto con Lele Mora, ma nel suo caso c’era quel non so che di mesto, di afflitto e di decadente che non faceva breccia. La curiosità delle persone che si nutrono di biografie di personaggi dello spettacolo ha bisogno, per accendersi, dell’armamentario della recita, della tensione, della storia che finisce bene, e ci vuole anche quel filo d’incertezza che l’indomabile regala sempre e che fa brivido. Corona funziona di più: bello, sempre acchittato, scalmanato, paradossale. Ce lo ricordiamo com’era, no? Voglioso di trasmettere le sue perle di saggezza e la sua filosofia di vita alle folle di ragazzi che si contendevano pure le sue mutande lanciate dalla finestra come petali di rose.

Il carcere è strano: fa talmente tanto male che ai più incalliti e sfortunati tra i delinquenti fa l’effetto di incattivirli una volta per tutte, ma agli altri – agli inconsapevoli e ai viziati – riesce a togliere l’estro di fare i gradassi tanto per. Corona potrebbe essere uno di questi, lo speriamo. Ha ottenuto uno sconto considerevole della pena – esageratamente dura – non soltanto per motivi giuridici ma anche e soprattutto per motivi di salute. In carcere soffriva di ansia, attacchi di panico, depressione e psicosi: praticamente da solo formava un intero centro d’igiene mentale. Non c’è un solo personaggio noto che non soffra improvvisamente di disturbi psichici non appena finisce in galera: di solito si tratta di un disturbo solo, ma Corona è eccessivo e spettacolare e allora gliene hanno diagnosticati quattro. Perché lo hanno affidato a don Mazzi? Perché quand’era un uomo libero Fabrizio Corona faceva uso di cocaina, il che giustifica la necessità di un trattamento per curare la tossicodipendenza. Quest’ultima, secondo il parere degli avvocati dell’ex re dei paparazzi, è stata la causa di tutti i suoi comportamenti irragionevoli.

Insomma, dov’è che voglio arrivare? A esprimere molta perplessità per le enormi disparità tra i cittadini: c’è il trattamento base per i detenuti comuni e c’è quello superior per coloro che hanno una fama qualunque, sufficiente a garantirgli alcuni amici giornalisti, amici politici o amici cantanti e attori disposti a fare grancassa. Detestare i forcaioli è buona cosa, come è giusto felicitarsi per la scarcerazione di Corona, però sarebbe bello che delle migliaia di casi di carcerati che finiscono a volte col crepare in cella senza ragioni plausibili qualcuno si occupasse con la medesima sollecitudine. Migliaia di persone hanno ricevuto condanne ingiuste oppure troppo severe, migliaia di individui soffrono di depressione dietro le sbarre, hanno paura, non mangiano e non dormono, alcune decine vanno in galera da innocenti e prima che qualcuno se ne accorga trascorrono dieci anni e più. I detenuti comuni vorrebbero almeno un mezzo Travaglio e un quarto di Celentano che parlassero di loro e che sensibilizzassero l’opinione pubblica. Non succede mai. Dicono che la sentenza di scarcerazione di Corona servirà da oggi in poi ad altri detenuti nelle sue stesse condizioni. Staremo a vedere.

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