Fatti un bunker

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Fatti un bunker

 Sparsi in tutto il territorio svizzero attualmente ci sono 270 mila rifugi e 3500 impianti che garantiscono un posto super protetto al 95% della popolazione. Un caso unico al mondo.

Fatti un bunker, oppure paghi una tassa: dagli anni ’60 in Svizzera per legge bisogna possedere un bunker che rispetti determinate caratteristiche di sicurezza. Chi non ce l’ha paga una tassa, il cui ammontare varia secondo il numero di componenti del nucleo familiare. Sottoterra ci sono spazi per dormire, cucine, servizi igienici, scuole, palestre, depositi per la conservazione dei cibi e di tutto quanto occorre per sopravvivere per un determinato periodo di tempo che varia dalle due settimane ai sei mesi. Sparsi in tutto il territorio svizzero attualmente ci sono 270 mila rifugi e 3500 impianti che garantiscono un posto super protetto al 95% della popolazione. Un caso unico al mondo.

I bunker costruiti dall’esercito durante la seconda guerra mondiale e poi ai tempi della guerra fredda sono talmente tanti e vasti che per mantenerli si spendono cifre esagerate. Alcuni vengono adoperati a mo’ di caveau, per conservare opere d’arte e banche dati e pare che servano una vasta clientela che viene da tutto il mondo. I cunicoli del Gottardo che coprono un’area di ben 4000 metri quadrati sono stati trasformati in hotel di lusso, con tanto di aree fitness, e ogni tanto vi si organizzano feste e concerti. Alcuni sono stati demoliti, ma anche scardinare costruzioni fatte con l’acciaio e il cemento armato a prova di bomba atomica costa tanto, così da una decina d’ anni molti di essi sono stati messi in vendita. C’è stato qualcuno che li ha acquistati.

Sono talmente bravi a costruire fortificazioni sotterranee, gli svizzeri, che Saddam Hussein si rivolse a loro per la progettazione e la costruzione del suo bunker. Non gli è stato molto utile. Non solo gli svizzeri, anche molti altri paesi sono forniti di bunker: gli americani non possono eguagliare la Svizzera ma hanno preso le loro brave precauzioni. Pare che negli ultimi anni negli Usa e in Giappone la costruzione e la vendita di bunker a prova di terremoti, atomica, uragani, contaminazioni varie abbia avuto un’impennata. Molti privati disposti a spendere cifre iperboliche li acquistano per sé oppure comprano i posti nei bunker comunitari. Una società americana che negli ultimi tempi ha visto crescere le richieste addirittura del 1000%, costruisce bunker comunitari extra-lusso: uno si trova in Nebraska, ospiterebbe per un periodo di almeno un anno un migliaio di persone, e dentro c’è proprio tutto, dalla cantina per i vini al carcere, dalla sala preghiere al ricovero per animali domestici.

Se qualcuno dovesse attaccare uno Stato con armi biologiche i bunker aiuterebbero una parte della popolazione, è vero, ma ci sono un paio di cose che non riesco a capire: chi resterebbe fuori, e perché? Gli sfigati, quelli lenti a correre, gli anziani, i poveri? I membri dei vari governi e l’esercito sarebbero sicuramente i primi a evitare il pericolo, e gli altri? La sala preghiere del bunker in Nebraska servirebbe per dire una prece per l’anima dei milioni che resterebbero fuori? E in caso di incidente a una centrale nucleare – un incidente grave come quello accaduto a Fukushima – o nel caso di un attacco nucleare vero e proprio, che te ne fai di una protezione di sei mesi o un anno? Se non ti sei scannato prima con gli altri ospiti del bunker esci di lì con lo scafandro, fai in fretta e furia le provviste per altri sei mesi e ritorni sottoterra? E no, ormai tutto quello che sta fuori è contaminato per almeno 30 anni. Esci ed emigri?

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