Giubileo: Roma non è pronta ma non importa

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Giubileo: Roma non è pronta ma non importa

Miliardi che vanno, miliardi che vengono: il sindaco di Roma – ma non soltanto lui – esulta al pensiero di veder crescere il Pil della capitale. Come accadde nel 2000, sarà la festa dei fedeli ma anche quella dello spreco di denaro pubblico, solo che rispetto al passato ci saranno maggiori difficoltà a garantire il buon funzionamento delle infrastrutture. Non tanto per mancanza di tempo quanto perché nel frattempo tutto è peggiorato a causa dei tagli alla spesa pubblica, e quindi ospedali, trasporti, sicurezza e strade sono tutt’altro che in buone condizioni.

Giubileo: Roma non è pronta ma non importa, tanto è uguale. Per il giubileo del 2000 la città rutelliana si preparò con largo anticipo, mise in moto una colossale macchina organizzativa e alla fine arrivò all’evento impreparata, senza riuscire a completare tutte le opere in costruzione, senza restaurare tutti i monumenti e le chiese, senza terminare la terza linea della metropolitana che avrebbe collegato Colosseo e Vaticano, avendo sprecato come sempre si fa in Italia un bel po’ di denaro pubblico e avendo subìto, come sempre si fa in Italia, tutte le conseguenze della corruzione che impera ovunque ci sia un grande evento in vista. Dicono che stavolta le varie mafie e gli intrallazzatori non avranno tempo né modo per intromettersi. Dicono, ma mentono sapendo di mentire.

Nel 2000 Roma fu invasa da ben 30 milioni di visitatori, una giusta mescolanza di turisti e pellegrini. Il flusso fruttò all’Italia 2 mila miliardi di lire in più del consueto, ma furono stanziati 3500 miliardi di fondi per 1500 opere di intervento, dai restauri alla sistemazione delle strade, dagli alloggi ai parcheggi, dai servizi di trasporto fino alla sanità, alla protezione civile, alla sicurezza. Ecco, la parola sicurezza fa scattare subito un pensiero: 400 tifosi olandesi particolarmente scalmanati e ubriachi hanno recentemente messo il centro cittadino della capitale a soqquadro e non si è riusciti a contenerli. 30 milioni di persone – per quanto calme e tranquille – si possono gestire oggi? Non siamo mica più nel 2000: a causa dei tagli alla spesa pubblica abbiamo una situazione generale molto peggiorata con gli ospedali che funzionano male, i trasporti che sono un mezzo disastro, le forze dell’ordine che hanno i loro seri problemi, le strade piene di buche, i monumenti da risistemare, non solo a Roma ma anche nelle altre città italiane che i pellegrini vorranno visitare. Insomma, a Roma Marino avrà una bella gatta da pelare anche se gli daranno centinaia di milioni di euro per fronteggiare l’evento. Lui ha detto che più che di soldi c’è bisogno di organizzazione, ma intanto ha chiesto un miliardo.

Naturalmente il sindaco giubila prevedendo un aumento del Pil. D’accordo, entreranno bei soldi, ma a parte i ristoratori, i commercianti e gli albergatori romani una gran parte dei ricavi andranno a rimpinguare le casse dei religiosi che gestiscono in Italia 3300 luoghi d’accoglienza per un giro d’affari che frutta – esentasse – la bellezza di 4 miliardi e mezzo circa l’anno, e che col giubileo raddoppieranno. Nella sola Roma i posti letto ufficialmente gestiti da religiosi sono 5 mila per un giro d’affari che tocca i 150 milioni di euro all’anno. Raddoppieranno anche quelli. Ci fa piacere, per carità, ma non vogliamo sentire per i prossimi mesi parlare di un evento religioso come un affarone in termini economici. Se si rivelerà tale alla fine, dopo il novembre 2016, ne saremo tutti lieti, prima lasciassero agli scettici il diritto di dubitare e di temere che ogni eventuale disfunzione possa ricadere sulle spalle dei contribuenti.

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