Greta e Vanessa vittime di se stesse

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Greta e Vanessa vittime di se stesse

La prossima volta, ragazze, ascoltate i consigli di mamma e papà e se volete partire rivolgetevi a una organizzazione non governativa riconosciuta dalla Farnesina: ce ne sono moltissime, per l’esattezza 232. Che bisogno c’era di crearne una nuova, del tutto priva di coperture?

Greta e Vanessa vittime di se stesse sono ora nelle mani di Jabhat al – Nusra, una sigla di matrice jihadista molto vicina a Liwa Shuhada, che è un’altra organizzazione che aveva ospitato le due ragazze durante un precedente soggiorno in M.O. Praticamente le due volontarie sono state rapite da coloro che consideravano amici, praticamente il loro sconsiderato viaggio è servito a rinvigorire il jihad con l’inevitabile riscatto da pagare per riportarle a casa, che non sarà necessariamente in denaro dato che vi sono molti modi per trattare una liberazione con intelligenza. Greta Ramelli, 20 anni, e Vanessa Marzullo, 21 anni, avevano fondato qui in Italia un’associazione per aiutare la popolazione siriana colpita dalla guerra, una delle due aveva qualche esperienza di volontariato nella Croce Rossa ma sostanzialmente tutto il bagaglio che possedevano quando partivano per i territori di guerra consisteva in un sacco pieno di ideali, di bontà e di sconcertante ingenuità. Anche nell’ultimo viaggio non avevano altro, a parte un po’ di soldi convertiti in moneta turca che avevano raccolto per rifocillare e sostenere qualche famiglia, qualche bambino. Quando sono state rapite erano insieme a un giornalista non proprio stimatissimo, tal Ranieri, che è riuscito a scappare.

L’intensa partecipazione affettiva ed emotiva alle disgrazie e ai drammi che colpiscono gli esseri umani è una bellissima cosa, sarebbe un gran male se fossimo tutti indifferenti e cinici, però non si può non criticare la faciloneria con cui ci si mette in testa di poter servire una causa senza far parte di un’organizzazione governativa o non governativa ma riconosciuta, oppure senza appartenere a gruppi compatti formati da veri esperti, senza un’assicurazione, senza avere l’esatta cognizione della realtà che si vuole affrontare, una realtà nella quale è molto difficile rendersi conto se si sta lottando dalla parte giusta e a favore dei ribelli giusti. In guerra niente è chiaro e definito. Se perfino uomini abituati a muoversi nelle zone devastate dalle guerre come i giornalisti finiscono nelle mani dei rapitori, cosa faceva pensare alle due amiche che avrebbero potuto superare ogni difficoltà e che avrebbero saputo destreggiarsi in mezzo a un caos di insidie? Lo sprezzo del pericolo è tipico dei vent’anni, come la presunzione di non aver bisogno di aiuto. Molti di noi in queste ore commentano con una certa dose di cattiveria l’accaduto e si rammaricano del fatto che per salvare due idealiste strampalate verrà pagato un riscatto.

Non mi piacciono gli atteggiamenti punitivi, d’altra parte è inevitabile che l’opinione pubblica percepisca un gesto encomiabile – una volta che va a finire male –  come una provocazione: te la sei cercata è la frase liberatoria con cui si condanna un impulso o un’incoscienza, è anche un modo estremo e crudele per inchiodare ciascuno alle proprie responsabilità. E’ la rappresaglia del pragmatismo che nel caso delle due ragazze stigmatizza rozzamente l’avventatezza. Senza condivisione non si va da nessuna parte, quindi direi che Greta e Vanessa e tutti quelli come loro siano bellissimi ma dovrebbero imparare a capire che l’ansia di partecipare può ostacolare la solidarietà, la quale non significa per forza agire in grande, compiere azioni complicate e buttarsi allo sbaraglio in una guerra eclatante: la solidarietà per essere efficace ha più bisogno di lucidità e concretezza che di ideali confusi. La prossima volta, ragazze, ascoltate i consigli di mamma e papà e se volete partire rivolgetevi a una organizzazione non governativa riconosciuta dalla Farnesina: ce ne sono moltissime, per l’esattezza 232. Che bisogno c’era di inventarsene una nuova, la  Horryaty, del tutto priva di coperture? E il quarantasettenne con cui avete creato Horryaty non si sente un po’ responsabile di avervi fatto fare un passo troppo lungo per le vostre giovanissime gambe?

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