I dipendenti di OBI diventano cagnolini

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I dipendenti di OBI diventano cagnolini

Un braccialetto vibrante al polso dei dipendenti per chiamarli a comando. L’immaginazione dei controllori, ora che il Jobs act permette di videosorvegliare i lavoratori, vive il suo momento d’oro: si chiedono cosa si possa escogitare di sofisticato e di utile per avere mille occhi da puntare su chi lavora, si chiedono cos’altro la tecnologia possa offrire per rendere tutti più affidabili e competitivi, per misurarne il valore sul campo.

I dipendenti di OBI diventano cagnolini che rispondono al richiamo e al fischio dei padroni : è stato deciso di utilizzare un software che si chiama calling system e che consiste nel dotare i dipendenti di OBI (350 in 8 supermercati del bricolage in Toscana) di braccialetti che vibrano non appena un cliente del negozio schiaccia un pulsante in un determinato reparto. La vibrazione cessa solo quando il lavoratore più veloce raggiunge la postazione dalla quale è partito il comando e disattiva il pulsante. Clienti più soddisfatti, ottimizzazione dei servizi, commessi più efficienti: questo dovrebbe essere il risultato del calling system, che per adesso sarà sperimentato nel centro OBI di Piacenza.

I sindacati hanno reagito criticando aspramente questo dispositivo che è stato paragonato ai braccialetti che si utilizzano per i detenuti. A me sembra molto peggio: i commessi di Obi, soprattutto i precari, saranno sottoposti a un notevole stress e dovranno gareggiare gli uni contro gli altri, trascorreranno la giornata lavorativa a correre per cercare di arrivare prima degli altri e dimostrare di essere solerti e di valere di più. Chi non schiaccia il pulsantino perde: per questo tipo di performance credo che la forma fisica conti molto, meglio essere giovani, snelli e scattanti, altrimenti si rischia di farsi superare facilmente.

Consiglierei a tutti i dipendenti agés o in sovrappeso, oppure a quelli con qualche doloretto a un ginocchio o alle caviglie di piazzarsi direttamente davanti ai reparti più visitati e aspettare: al primo cliente che arriva non lascino mai il tempo di premere il pulsante, gli si avvicinino con un sorriso e lo sottraggano furbescamente agli altri. Consiglierei anche a tutti di non bere troppa acqua, poi va a finire che bisogna andare in bagno e perderci un po’ di tempo, e se il polso comincia a vibrare proprio nel momento cruciale la cosa può diventare molto fastidiosa. Sarà una bella guerra, un bel vedere, non c’è che dire.

La dignità si perde per molto meno, è incredibile che si sia pensato di trattare i dipendenti in maniera tanto degradante. E se non fosse soltanto questo il massimo consentito per controllare i lavoratori e per sostenere l’attività delle aziende al meglio? Il Jobs act parla chiaro: i dipendenti possono essere controllati e monitorati, videosorvegliati, spiati. Da Eataly già da tempo si parla delle perquisizioni dei dipendenti all’uscita, a fine turno, per verificare se a qualcuno sia venuta la voglia  di portarsi a casa un vinello o un barattolo di pregiata confettura. L’immaginazione dei controllori ora vive il suo momento d’oro, signori: la tengono viva come una febbre, si chiedono cosa si possa escogitare di sofisticato e di utile per avere mille occhi da puntare su chi lavora, si chiedono cos’altro la tecnologia possa offrire oltre ai braccialetti per rendere tutti più affidabili e competitivi, per misurarne il valore sul campo, per scoraggiare mosse false e qualche scansafatiche. Lo sanno che quando un lavoratore sbadiglia è allora che diventa sordo, e che se lo trascuri se ne può approfittare. Tutto dipende dal controllo, per la grande campagna d’Italia a favore dell’impresa.

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