Il bail-in ce lo ha chiesto la UE

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Il bail-in ce lo ha chiesto la UE

Lo scandalo delle 4 banche popolari ha mostrato a tutti in cosa consiste il bail-in. I clienti delle popolari hanno assaggiato in anticipo il prelievo forzoso. Ufficialmente il provvedimento entrerà in vigore a gennaio.  

Il bail-in ce lo ha chiesto la UE. C’era una volta l’Unione Europea, una cleptocrazia che una ne pensava e cento ne faceva. Questa cleptocrazia un giorno ha deciso con una legge di delegazione europea che per proteggere la stabilità del sistema finanziario i Paesi membri avrebbero dovuto approvare un decreto legge che contemplasse – nel caso tutt’altro che remoto di difficoltà delle banche – il ricorso al bail-in. La parola bail-in è bellina, è il contrario del bail-out, ed è più o meno la versione elegante di “noi speculiamo e il fessacchiotto paga”.

Col bail-out quando una banca entra in crisi va a prendere i soldi fuori dal sistema, si rivolge a fonti esterne, insomma. Col bail-in invece le perdite si recuperano – almeno in parte – prelevando forzosamente denaro dai clienti della banca, prima di tutto dagli azionisti, poi dagli obbligazionisti e infine da quelli che hanno un conto corrente nel quale hanno depositato più di 100mila euro. In parole povere per non creare turbative alla stabilità si affossano i risparmiatori, ma solo i comuni mortali, i fessacchiotti di cui sopra che lavorano e mettono da parte qualcosa per la vecchiaia e per la famiglia. I clienti molto importanti possono stare tranquilli: quando si trovano in difficoltà e rischiano perdite consistenti che cosa fanno l’intermediatore finanziario privato e la banca? Li aiutano, consigliano loro scappatoie e vie traverse, li indirizzano verso quegli strumenti che in caso di crisi bancaria non verrebbero mai neanche sfiorati dal bail-in, come i derivati.  Perché le banche naturalmente non lavorano mica solo coi conti correnti, le azioni e le obbligazioni! Hanno a disposizione un sacco di strumenti. Fanno shadow banking, che è un sistema bancario-ombra, che non è regolamentato e che è esterno alle banche pur funzionando esattamente come le banche. in passato veniva praticato dalle grandi banche d’affari, mentre oggi viene utilizzato un po’ da tutti, banchette comprese. Lo shadow banking ha funzionato fino al 2007. La mole di passività ormai è talmente aumentata da non garantire più alcuna sicurezza.

Lo shadow banking spiegato a modo mio – semplice semplice – è sostanzialmente un’intermediazione creditizia che attraverso vari passaggi genera debiti su debiti. Si prende un debito originario, lo si pone a garanzia di un altro debito che a sua volta si trasforma ancora in un altro debito e così via fino ad arrivare – alla fine della catena – a immettere il debito sul mercato dei capitali, in modo che gli operatori e i fondi monetari comprino un prodotto che non si sa più cosa sia. Una costruzione fantastica, geniale e immaginifica edificata in barba a tutti i calcoli statistici che servirebbe a non far soffrire nessuno e ad annullare i rischi mescolandoli fra loro. Intanto fu proprio lo shadow banking a produrre la crisi negli USA nel 2007. Nella UE lo shadow banking ha già toccato e superato i 23mila miliardi di euro. E’ lecito dedurre che dal primo gennaio – quando il bail-in entrerà ufficialmente in vigore – quei 23mila miliardi cresceranno.

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