Il new deal di Tsipras

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Il new deal di Tsipras

Non è possibile tacitare ogni voce di dissenso con la violenza delle armi finanziarie e con il terrorismo mediatico. Un’altra Europa è fattibile, dipende dalla volontà degli uomini: le regole non sono soprannaturali e immutabili, le regole si devono cambiare.

Il new deal di Tsipras partirebbe con un congresso europeo per ridiscutere le regole. E’ uno dei progetti che il leader greco lancerebbe se vincesse le prossime elezioni. Se il vento per la nave di Tsipras continuasse a soffiare da poppa l’Europa che abbiamo conosciuto e sopportato fino a ora potrebbe davvero avere le ore contate. Tsipras ha le idee chiare, è il solo vero leader politico che il continente abbia partorito da vent’anni a questa parte. Perché? Perché esprime una idea di sinistra moderna, vitale e razionale, perché sta dalla parte della popolazione, perché si propone di cambiare le regole dittatoriali della finanza e dell’unione dall’interno: non è contro e basta, è propositivo sul serio. Questo non significa essere “estremisti”: Tsipras non vuole uscire dalla moneta unica e non è un anti-europeista. I mercati hanno fatto sibilare con forza la frusta di fronte alla possibilità che la Grecia vada al voto in marzo e che a vincere possa essere il partito di Alexis Tsipras. Questo è brutale, direi.

La Germania costituisce senza alcun dubbio un esempio per tutti di efficienza e di buon governo, però ha dimenticato che il suo debito, altissimo, non l’ha pagato che in minima parte: chiese ed ottenne un trattamento di favore. Ha anche avuto grandissimi vantaggi dall’Unione monetaria. Nel corso di questi anni i paesi considerati di periferia, come il nostro, hanno finanziato la Germania, e non il contrario.
Il Sistema monetario europeo è fortemente sbilanciato, esso ha causato una forte crescita dell’economia tedesca destabilizzando fortemente il sud dell’Europa. Continuare a credere che esistano nel continente europeo paesi virtuosi e paesi spreconi e sporcaccioni è fuorviante: se è vero che la corruzione in Italia o in Grecia è sempre stata presente è pur vero che da quando siamo entrati nell’unione il debito è paurosamente aumentato e i problemi economici si sono aggravati per tutti a causa di politiche di austerità che mostrano di non essere razionali e risolutrici: la troika ha ridotto i cittadini greci in povertà, privandoli di diritti elementari, di welfare, di uno stato sociale, fino al punto che per ricevere assistenza sanitaria gratuita essi si rivolgono alle farmacie che durante la settimana offrono visite e medicinali, sostituendosi ai numerosi ospedali ormai chiusi. E’ una economia da paese in guerra, che contraddice vistosamente e inconfutabilmente le notizie di una ripresa: tali affermazioni non hanno alcuna correlazione con la qualità della vita e non tengono conto di tutto ciò che la Grecia ha perduto per ottenere una lieve crescita del Pil : malgrado la troika la Grecia ha ancora bisogno di aiuti. Samaras e i diktat europei hanno fallito su tutta la linea e non si può che prenderne atto.

E’ evidente che qualcuno tragga benefici dal tenere i PIIGS sotto scacco. Basta elencare la situazione greca dal 2005 ad oggi:  il reddito pro capite fino al 2005 risultava tra i più bassi dell’Europa, la spesa statale si attestava sotto la media OECD, la spesa pensionistica era in linea con quelle tedesca e francese. Anche la Spagna era in buone condizioni, migliori di quelle greca e italiana ed è di molto peggiorata. In realtà in Europa la Germania da troppo tempo gode di un surplus proprio in virtù del fatto che vi sono paesi – tra i quali anche la Grecia – a cui ha imposto l’acquisto oneroso di merci (i sommergibili, per dirne una). La Germania si avvale di una situazione che le è molto favorevole e che accresce le disparità: eccesso di esportazioni, un fatto per il quale è stata richiamata più di una volta. Non ci sono alternative alle proposte di Tsipras che prevedono strategie di cooperazione e un radicale ripensamento delle politiche economiche. Non è possibile continuare così, e non è possibile tacitare ogni voce di dissenso con la violenza delle armi finanziarie e con il terrorismo mediatico. Un’altra Europa è fattibile, dipende dalla volontà degli uomini: le regole non sono soprannaturali e immutabili, le regole si devono cambiare.

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