Il programma di Salonicco

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Il programma di Salonicco

Il progetto di Tsipras è l’ultima possibilità che abbiamo tutti, non solo i greci, per immaginare una Europa diversa. Se i propositi della sinistra greca fallissero non avremmo più alcun motivo per essere europeisti.

Il programma di Salonicco, spiegato da Tsipras  in dieci pagine e presentato lo scorso settembre, sembra aver convinto la stremata popolazione greca, e a leggerlo tutto convincerebbe chiunque, anche chi stesse attraversando la crisi senza troppi contraccolpi a livello personale. E’ un programma volto soprattutto a risolvere i problemi umanitari che la Grecia deve affrontare, e viene proposto con estrema precisione: dati, cifre, metodi, nulla è lasciato al caso. Per risolvere i danni della troika ci vogliono miliardi, 11382. Chi li deve garantire? L’Europa di sicuro, il governo pure. Il ricavo che il paese conseguirebbe se attuasse questo programma, secondo Tsypras sarebbe di 12000000000, naturalmente nel corso di anni di ristrutturazioni. Dando per scontato che all’interno della UE sia realmente possibile e fattibile un cambio totale di rotta, e dando per scontato che Syriza alle elezioni del 25 gennaio prenda tanti di quei voti da poter governare la Grecia senza scendere a patti con nessun’ altra coalizione, allora Tsipras rivolterebbe davvero come un guanto la situazione, e riuscirebbe a cancellare – sia pure gradualmente – tutti i diktat di Bruxelles e di Berlino. Purtroppo non è facile abbandonarsi all’ottimismo, si deve tifare comunque per Syriza e per una nuova Europa fino a prova contraria, dopodiché, se neanche la forza di Alexis Tsipras riuscisse a smuovere il soviet Europa, dovremmo deciderci tutti a desiderare che il progetto – fin qui disastroso – di una Europa unita abbia fine.

Non starò ad elencare tutti i punti del programma di Salonicco, si possono leggere qui. Mi limiterò a riportare alcuni punti salienti della rivoluzione sognata da Tsipras in Europa:

Annullare le politiche neoliberiste che si sono dimostrate inefficaci e che hanno prodotto solo povertà, in certi casi riducendo la popolazione al limite della sopravvivenza.

Battere le destre, che in seno alla UE crescono e si rafforzano.

Cancellare una buona parte del debito: è possibile non solo per la Grecia ma per tutti i paesi del sud del continente. Se è stato possibile accordare questo privilegio alla Germania in passato, deve essere possibile oggi per noi.

Istituire una “clausola di crescita” in modo da poter ripagare il debito rimanente un po’ alla volta, finanziandolo non più con le leggi di bilancio ma attraverso la crescita interna.

Escludere gli investimenti pubblici dai vincoli del Patto di Stabilità.

Gli investimenti devono essere finanziati dalla Banca Europea.

Infine c’è una questione in sospeso che Tsipras non intende tralasciare né dimenticare: quella del prestito forzoso avvenuto durante l’occupazione nazista.

A me questo baldo e deciso greco piace molto. Non resta che fargli – e fare a tutti noi – gli auguri. Se fallisce nei suoi propositi non ci resta che smetterla con l’europeismo ad oltranza.

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