Il richiamo della protesta

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Il richiamo della protesta

Il bisogno di lottare contro lo strapotere neoliberista che strangola le economie, e non solo quelle periferiche, ha unito oltreoceano i paesi dell’America latina e in Europa i partiti Syriza e Podemos. L’Italia è rimasta fuori, dominata da un solo partito trasversale e dotata di un’opposizione che in Europa si è schierata con la destra sbagliando strada, finendo là dove non doveva stare.

Il richiamo della protesta contro il neoliberismo sfrenato che domina la scena occidentale e che ha tradito ogni aspettativa di giustizia sociale ha unito Grecia e Spagna, America Latina, e ha sensibilizzato gran parte dell’opinione pubblica malgrado l’informazione sia piuttosto univoca e malgrado tutti abbiano in fondo molta paura dei cambiamenti. Gli errori superano di gran lunga le scelte sagge, se ne accorgerebbe anche un neonato: le politiche economiche del neoliberismo sono fallimentari, e per quel che riguarda l’Europa perfino il FMI ha dovuto infine ammettere che l’austerità fa crescere il debito pubblico e che quindi non funziona. Le politiche estere sono disastrose: tutti i tentativi di “esportare democrazia” non hanno fatto altro che peggiorare la situazione in Medio Oriente col risultato che adesso siamo pesantemente minacciati e nel contempo lasciamo morire migliaia e migliaia di profughi con chirurgica determinazione. L’ambiente e le imminenti catastrofi climatiche non sembrano essere una priorità per i governi, le conseguenze della determinazione a percorrere la stessa strada sono già evidenti ma presto i problemi relativi a questa colpevole disattenzione saranno irrisolvibili. Dovunque ci giriamo abbiamo difficoltà a scorgere condizioni che potrebbero essere definite di “normalità”. E’ l’emergenza a farla da padrona, ed è in nome dell’emergenza che facilmente ci si risolve a prendere decisioni sbagliate, ad accrescere le difficoltà delle masse e a spostare la ricchezza in pochissime mani, a sottovalutare il sud del mondo e a credere che questo atteggiamento non possa sortire prima o poi delle rappresaglie.

Noam Chomsky ha lanciato un ennesimo grido di allarme e ha tracciato un quadro della situazione globale molto severo. Chomsky considera Europa e America Latina molto simili in questo momento: entrambe hanno lo stesso problema, che è quello di cercare un modo per rifiatare liberandosi dalla morsa che le mani del neoliberismo hanno stretto al collo delle economie periferiche. L’America latina si è compattata, respinge Stati Uniti e Canada, fa di tutto per smantellare secoli di sottomissione ed effettivamente si sta gradualmente affrancando dal giogo delle basi militari, invece noi europei siamo tutt’altro che coesi e per adesso guardiamo ai fenomeni Syriza e Podemos con un misto di scetticismo e di speranza, di spirito critico e di ammirazione. Soprattutto in Italia, dove manca una base culturale essenziale che crei coesione, che faccia nascere un pensiero politico concreto in grado di razionalizzare la protesta che pure esiste, ma che è confusa, contorta, sporadica e fuori tempo. Fuori tempo è il M5S, che di tutte le istanze più importanti (uguaglianza, diritti delle minoranze, ambiente, clima, migrazione) ha fatto a meno nei fatti alleandosi in Europa con la destra, con un liberista come Farage, e rifiutando in Italia ogni dialogo, ogni discussione, interna e con l’esterno, preferendo una chiusura claustrofobica nel blog che ha affossato definitivamente vitalità e cultura. Il movimento ha commesso molti errori politici gravissimi, ha perso il treno giusto ed è salito su un carrozzone che lo trascinerà sempre più lontano da quella che è la vera lotta antagonista del nuovo contro il vecchio.

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