In nome della cultura giudaico-cristiana

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In nome della cultura giudaico-cristiana

Ferrara è l’esponente più accreditato in Italia della corrente dei neo-conservatori nordamericani. Si fa portavoce di un punto di vista che muove partendo da un luogo della storia che si lascia alle spalle la radice stessa di questo conflitto eterno. E quella radice è la convinzione degli integralisti israeliani che la terra di Palestina appartenga a loro.

In nome della cultura giudaico-cristiana  ieri sera Giuliano Ferrara ha organizzato una veglia per il popolo di Israele e contro i cristiani perseguitati davanti alla sede de Il Foglio. Sono accorsi in pochi, per fortuna. Ferrara doveva farlo, perché è l’esponente più accreditato in Italia della corrente dei neo-conservatori nordamericani. Voleva farlo perché crede realmente che difendere le ragioni di Israele sia un dovere. Ferrara e la consorte Anselma Dall’Olio sono colti, antipatici per loro strenua volontà, e sono d’ingegno, ma non riescono nell’intento – che serve anche a scongiurare l’indifferenza –  di essere originali, nel senso che spesso le loro posizioni finiscono con l’esprimersi in una lingua antica e autoritaria che puntualmente mira ad annullare la verità e a cancellare la dialettica. Non è semplice far ritornare alla memoria le rarissime occasioni in cui Ferrara, nel corso di una discussione, abbia omesso di offendere, aggredire e ridicolizzare l’avversario. Non sembra interessato al dialogo, il suo scopo è una contrapposizione radicale e intransigente. La Dall’Olio non è da meno.

Nel caso specifico, sventolare la bandiera dei valori giudaico-cristiani per contrastare l’Islam non è un’operazione culturale equilibrata, è un atteggiamento estremistico. Secondo il giudizio di Ferrara, dietro le proteste dei filopalestinesi occidentali si nasconde l’antisemitismo. Che vi siano gli antisemiti in agguato tutte le volte che in M.O. scoppia una scintilla è innegabile, ma evitare accuratamente di fare distinzioni e mescolare le carte è intellettualmente disonesto. E’ sufficiente fare un piccolo esempio: gran parte del popolo ebraico non appoggia i metodi dello Stato di Israele, dissente tanto quanto gli altri, e non è possibile ritenere gli ebrei degli antisemiti. Ferrara – non è il solo –  si fa portavoce di un punto di vista che muove partendo da un luogo della storia che si lascia alle spalle la radice stessa di questo conflitto eterno. E quella radice è la convinzione degli integralisti israeliani che la terra di Palestina appartenga a loro.

A Gaza dalla polvere della quotidiana distruzione la gente ne esce morta o disperata, in quei luoghi di monumentale c’è stato sempre e solo lo sfascio, lo sventramento. Raccontarci che è così che bisogna reagire perché gli arabi vogliono annientare Israele e i cristiani nel mondo è distorsivo e preoccupante, significa voler attizzare un incendio già troppo vivo, già devastante. Non è facile capire Giuliano Ferrara, anzi è decisamente impossibile.

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