Insider trading prima della riforma

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Insider trading prima della riforma delle banche

Una plusvalenza di dieci milioni di euro in pochi giorni causata da spregiudicate operazioni finanziarie di compravendita di titoli a ridosso del varo della riforma delle banche popolari ha aiutato più di ogni altro istituto proprio la banca della quale Maria Elena Boschi è azionista.

Insider trading prima della riforma delle banche popolari? E’ un sospetto, tanto che la Procura di Roma ha avviato un’indagine contro ignoti per accertare se davvero si possa parlare di speculazioni illecite avvenute a partire dai primi giorni di gennaio fino a quelli immediatamente successivi al varo della riforma. Chissà chi ha effettuato acquisti ingenti di titoli, e chissà chi ha effettuato poco dopo le vendite dei medesimi titoli, ottenendo un plusvalore che si aggira intorno ai 10 milioni di euro. Se non si conosce l’identità di coloro che hanno operato con estrema disinvoltura, per ora spunta fuori il nome del solito Davide Serra, l’amicone del premier Renzi che potrebbe avere agito da Londra, ma l’imprenditore nega ogni coinvolgimento nella faccenda e dichiara che il suo Fondo Algebris dall’ 1 al 19 gennaio scorso non ha né comprato né venduto titoli di istituti di credito italiani. Eppure pare che pochi giorni prima che Renzi parlasse della riforma delle banche popolari italiane ci sia stata una consultazione tecnica su questo tema proprio lì, negli uffici di Fondo Algebris.

Si conosce invece con esattezza chi sia stato il beneficiario principale di questa manovra finanziaria: la Banca dell’Etruria e del Lazio, che ha goduto di un improvviso e vistoso aumento delle proprie quotazioni per il 57%. Tra gli azionisti della banca c’è il ministro Maria Elena Boschi, mentre il suo papà ne è stato a lungo il vicepresidente. Non si tratterebbe di conflitto di interessi? Non sarebbe il caso di premere perché della questione si parli approfonditamente, e presto? La Banca dell’Etruria e del Lazio tra l’altro è stata commissariata in ritardo e ad hoc, mentre da più parti ci si interroga sulla correlazione tra la riforma delle popolari e la situazione patrimoniale disastrata della banca in questione.

Speculare comprando e vendendo beni mobili dopo aver ricevuto informazioni dirette, riservate e non di pubblico dominio, alterando il normale andamento borsistico – anche agendo per interposta persona – è un reato punito dalla legge, in Italia già dai primi anni ’90. In 24 anni nel nostro paese vi sono state soltanto due condanne. Una barzelletta rispetto alle tante denunce effettuate e rispetto alla severità che altri Stati dimostrano nei confronti degli speculatori. Le principali vittime di questi comportamenti sono sempre i risparmiatori comuni, i piccoli investitori. A puntare il dito contro le sospette operazioni illecite ci sono la Consob e l’Adusbef. Mi chiedo se sia normale che un ministro della Repubblica possa suscitare dubbi riguardo a un qualche interesse personale nella vicenda. Maria Elena Boschi ha risposto seccamente e non esaustivamente alle domande di chi ha espresso perplessità, e Renzi come sempre tace. Twittano tutti e due in continuazione che questa è #lasvoltabuona. Ma per chi?

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