La confraternita dei fallimenti a catena

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La confraternita dei fallimenti a catena

Tutto quello che Renzi padre intraprendeva lo condivideva con un quartetto di fedelissimi, i signori Massone, Gabelli, Spiteri e Cappelli. I cinque costituirono una bella catena umana per fondare società e farle fallire

La confraternita dei fallimenti a catena. E’ più o meno dallo scorso settembre che della bancarotta fraudolenta della Chil post e dei problemi giudiziari del papà di Renzi non si parla affatto e non si scrive una sola riga. Rinfreschiamoci la memoria con un riassuntino ridotto all’essenziale, tanto per riflettere sul fatto che papà Tiziano ha accumulato dal 2008 ad oggi ben 5 fallimenti e le sue aziende hanno collezionato – dal 2000 a oggi – sette condanne per cause civili e di lavoro. Bisogna incrociare le dita e sperare che il figlio Matteo non abbia fatto tesoro dell’esempio e dell’educazione ricevuti in famiglia.

Tiziano Renzi, ex consigliere comunale, dalla metà degli anni ’90 gestiva, con la Chil (in seguito divenuta Chil post) la distribuzione in Toscana di giornali e di pubblicità. Faceva anche affari con una società che controllava gli appalti nella regione, la Baldassini-Tognozzi. Tutto quello che Renzi padre intraprendeva lo condivideva con un quartetto di fedelissimi, i signori Massone, Gabelli, Spiteri e Cappelli. I cinque costruirono una bella catena umana per fondare società e farle fallire, in modo da far sparire un po’ di capitali e da non dover risarcire mai i creditori.

Nel 2008 fallisce Arturo, che non è un uomo ma una società fondata nel 2003 da Tiziano Renzi, società distributrice di prodotti da forno freschi, panetteria. Non si capisce perché nel 2007 la Arturo Srl pagasse i distributori genovesi del Secolo XIX, facenti capo alla Chil post che aveva acquisito la collocazione di quel giornale nel 2000. Sempre nel 2007 Renzi senior cedeva la poltrona di amministratore della Arturo a Gabelli, uno dei 4 moschettieri. L’anno dopo Arturo Srl muore tra le braccia del suo liquidatore: Tiziano Renzi.

Nel 2011 falliscono 2 imprese: fallisce la Eventi 6, che apparteneva a moglie e figlie di Tiziano Renzi. La Eventi 6 aveva inglobato metà della Chil nel 2010, la metà buona, mentre la metà a pezzi se l’era presa Gianfranco Massone, padre di Mariano. Fallisce anche Mail Service, alla cui amministrazione si erano avvicendati con un girotondo prima Renzi senior, poi il solito Massone e infine Cappelli.

Nel 2012 è la volta di Eukos distribuzioni, società di cui era socia la compagna di Mariano Massone e della quale Cappelli possedeva la quota maggioritaria.

Arriviamo infine alla bancarotta fraudolenta di Chil post, che vanta una trentina di creditori ai quali andrebbe restituita la cifra di 1 milione e 300mila euro. Essi non vedranno mai un solo centesimo. Il perché è semplice: anche Chil post era creditrice di cospicue somme, ma guarda caso i debitori sono le aziende a loro volta fallite, tutte riconducibili a Massone.

Per finire, tutti i contenziosi delle suddette aziende riguardano contributi non versati, lavoro nero, licenziamenti giudicati non legittimi e vari danni materiali. E’ ormai noto che l’unica persona assunta dal signor Tiziano Renzi a tempo determinato fosse il figlio, oggi premier. A tutti gli altri spettavano condizioni molto diverse, simili a quelle dei milioni di precari che secondo l’opinione corrente devono essere contenti di poter ancora andare a lavorare, fosse pure per 6 mesi. Un po’ dei contenuti del jobs act la famiglia Renzi li applicava ante litteram.   Fonte:  http://www.panorama.it/news/cronaca/renzi-tutte-condanne-delle-societa-famiglia/ la storia dell'imprenditore Tiziano Renzi

 

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