La lettera di Saviano a Renzi

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La lettera di Saviano a Renzi

“Senza distinzione geografica dovrebbe operare un governo. Se il paese mostra una carenza di attenzione e infrastrutture in una parte del suo territorio, non importa dove sia quella parte, mi importa che essendo il mio Paese e volendolo pari ed equo, quella parte sia posta nelle condizioni di svilupparsi come le altre” Pino Aprile – Giù al sud.

La lettera di Saviano a Renzi – la seconda in due anni – stavolta riguarda il sud. Saviano sembra aver ancora fede nel destinatario del suo appello malgrado il Presidente del Consiglio non abbia esaudito neanche le richieste contenute nella prima lettera dello scrittore: eppure Renzi rispose con una lunga e articolata serie di propositi e programmi per la lotta senza quartiere alla corruzione. Ehm.

Stavolta il premier liquida lo scrittore con una semplice frase populista: “Basta con i piagnistei, rimbocchiamoci le maniche”. Saviano è stato gentilissimo, ha utilizzato argomenti noiosi e tradizionali senza mai far cenno al vero problema, che non riguarda solo il sud ma tutto il paese. Qual è questo problema? I poteri locali delle regioni hanno un’autonomia teorica ma di fatto dipendono dal potere nazionale perché se il potere locale si adopera per fare sempre e comunque gli interessi del potere nazionale o di coloro che in Italia muovono i fili, allora può consolidarsi e rafforzarsi, altrimenti no. Il sindaco o il presidente di regione che non piacciono a chi dirige il gioco vengono ostacolati e fatti fuori anche se sono onesti, mentre i disonesti e gli intrallazzatori possono fare i loro comodi e sbagliare a patto di garantire consenso e di non ostacolare lo Stato e la classe dirigente politica. Al sud la cosa è ben più evidente che al nord per una ragione semplicissima: è al nord che stanno i poteri forti, è lì che si prendono le decisioni, è lì che la vera corruzione (quella in giacca e cravatta e quella mafiosa) alligna e fa affari. Le risorse del sud non vanno a beneficiare la gente del sud, così come i flussi di denaro, bensì il mercato della grande distribuzione e i ladri. I ladri di tutta Italia, beninteso. Naturalmente non mi riferisco a questo governo in particolare: tutti i governi hanno conservato sempre lo stesso atteggiamento pesantemente discriminatorio.

Saviano non dice, nella lettera, che nel nostro paese s’è lasciato fare per anni ai leghisti senza prendere posizione: s’è parlato per anni di un’entità geografica che non esiste, che è stata inventata – la Padania – e s’è concesso a questa Lega di sputare in faccia ai meridionali (questo è il minimo) perché tornava comodo: i soliti luoghi comuni sul sud (rubano, non pagano le tasse, si fanno mantenere) sono perfettamente utilizzabili per tutto il resto del paese ma le critiche ai meridionali descritti come specie umana a parte servono a favorire solo il nord, al quale sono stati sempre elargiti fondi pubblici, alla faccia delle lamentele sull’assistenzialismo al mezzogiorno. Secondo quanto Pino Aprile scrive in “Giù al sud”, per i lavori pubblici sono stati assegnati negli anni scorsi l’1% di fondi al meridione e il 99% al nord. Per troppo tempo si è voluto giustificare chi criticava i meridionali con atteggiamenti razzisti con la scusa che i meridionali avessero pecche particolari di cui dovessero vergognarsi e chiedere perdono. Lo si fa ancora. Il sud è nato colpevole, e non solo in Italia ma dovunque sulla terra.

Pino Aprile nel suo libro racconta e ci ricorda che nel 2009 la ministro Gelmini decideva che nelle graduatorie i docenti non entravano più secondo i punteggi ma secondo residenza, vale a dire che i meridionali che lavoravano al nord si mettevano in coda e i residenti andavano avanti, che fossero bravi o no. Questo è niente: la Gelmini faceva in modo di indirizzare fondi soltanto agli atenei del nord, inoltre destinava in giro per l’Italia un buon mezzo miliardo di euro che per legge doveva servire per le scuole meridionali disastrate e intanto il presidente del Piemonte Cota faceva passare una legge che sottraeva borse di studio agli studenti meritevoli del sud privilegiando quelli – meritevoli o no – del nord. Il PD guardava e taceva. Tutti i soldi pubblici sprecati per infrastrutture al nord – non ultimi Mose, Expo e TAV non contano nulla di fronte agli sprechi meridionali, vero? Ci sarebbe da spaziare e da divertirsi ad elencare tutte le annose mancanze nei riguardi del meridione, discriminato, depredato e ignorato per costume, salvo poi considerarlo zavorra.

 

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