La vita di un ricercatore è complicata

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La vita di un ricercatore è complicata

Mentre i ricercatori francesi (e non solo) se la passano male e lamentano l’incuria e la miopia del governo, Hollande e Renzi annunciano un accordo sulla TAV, che dovrebbe essere pronta fra 15 anni e che secondo loro rappresenta un fiore all’occhiello per Italia e Francia. La loro idea di progresso e di crescita, l’idea di un’innovazione che guardi al futuro è questa, non contempla il lavoro dei ricercatori, che sono spesso sottopagati e ai quali mancano fondi e incentivi.

La vita di un ricercatore è complicata, non solo in Francia e in Italia ma anche in altri paesi europei. Se li si sente parlare, i ricercatori hanno poco di cui rallegrarsi: sono stressati, sottopagati, si adattano a un eterno precariato, subiscono limitazioni e vessazioni, e soprattutto troppo spesso imparano cosa vuol dire vivere sotto la soglia di povertà. Recentemente i ricercatori francesi si sono radunati in massa per protestare a Parigi contro il governo Hollande che aveva fatto tante promesse e che non ne ha mantenuta nessuna. Tra gli striscioni che sovrastavano la folla uno recitava “Adotta un ricercatore”, tanto per sintetizzare con spirito quali e quanti siano i sacrifici e le difficoltà di chi intraprende la strada della ricerca in un continente invecchiato al punto da non percepire l’importanza enorme che l’innovazione rappresenta: è il futuro, è crescita, è progresso, è occupazione, è una risorsa primaria. Hollande e Renzi intanto hanno appena siglato l’accordo per la TAV, che sarà pronta tra 15 anni (ma anche mai) e che non servirà a nulla. A nulla, se non a sprecare miliardi. E’ questa l’idea di futuro che hanno i politici europei?

Eppure in questo scenario desolante c’è qualcosa che funziona, di tanto in tanto. Funziona benissimo il VTT, il Technical Research Centre of Finland, che naturalmente sta in Finlandia e dove alcuni ingegneri hanno messo a punto una carta da parati in grado di catturare l’energia solare. Praticamente quando il prodotto sarà in vendita in ogni appartamento, in ogni casa, negli uffici, volendo si potrà risparmiare incollando alle pareti un bel parato fotovoltaico, organico e riciclabile (OPV) e che è capace, per ogni metro quadro, di produrre oltre 10 watt di potenza.

Come sono fatti questi parati? Su fogli spessi solo 2 millimetri sono state applicate delle piccole foglie fotovoltaiche, colorate ed esteticamente gradevoli (per andare incontro ai gusti dei committenti) che catturano la luce proveniente dall’esterno producendo energia. Esse si possono sostituire nel corso del tempo, quando esauriscono il loro periodo vitale. Bella idea, adatta – più che ai finlandesi – a noi che stiamo più a sud e che godiamo di un clima mite e durante l’anno beneficiamo di un numero molto maggiore di giorni di sole. Anche chi non amasse troppo le carte da parati dovrebbe farci un pensierino, anche perché i produttori hanno assicurato che queste carte, proprio perché sono interamente riciclabili, quando arriveranno sul mercato avranno costi contenuti e saranno adatte anche ad un utilizzo urbano: i cartelloni pubblicitari ricoperti di foglie non sarebbero forse più piacevoli e utili della gigantografia di un’automobile o di un orologio?

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