L’articolo 19 bis verrà approvato

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L’articolo 19 bis verrà approvato

Inutile sperare in un capovolgimento dell’articolo che servirà anche a far rientrare Berlusconi in politica: sarà sicuramente approvato, ormai il governo non teme più alcun ostacolo.

L’articolo 19 bis verrà approvato a febbraio, dopo che Berlusconi avrà pagato il suo conticino con la giustizia. Questa la decisione di Renzi. Lui non ha detto esplicitamente che la vergognosa norma inserita nel contesto della delega fiscale non sarà modificata, ma è talmente lampante che non c’è da dubitare: quelle poche righe – regalo di natale a Berlusconi e ai disonesti – rimarranno invariate. In questi giorni si legge sui giornali che in altri paesi si va incontro a sanzioni penali anche per un solo euro. Noi facciamo i grandi, i pietosi, e perdoniamo. La scusa è sempre la stessa: rimpinguare le casse dello Stato, aiutare i cittadini. In realtà questo discutibile e sgradevole modo di ragionare è tipico di un paese perduto alla legalità e all’onestà, un paese i cui governanti scelgono sempre la strada più facile, quella corta via che conduce in una angusta piazzola, una via senza panorama, una via che non guarda al futuro. Renzi col 19 bis non solo faciliterà il re-ingresso di Berlusconi in politica ma salverà e favorirà tantissimi altri evasori, noti e non.

L’osceno (os – skené, fuori dalla scena) intrallazzo segreto tra Berlusconi, Verdini, Gianni Letta e Renzi è qualcosa che nessuno avrebbe dovuto accettare di buon grado, invece l’hanno chiamato patto ed è stato ed è giustificato con poveri e pelosi argomenti scaturiti da una realpolitik priva di prospettive felici. Ci siamo abituati a subire molta realpolitik e pochissimo diritto, molta ambiguità e nessuna chiarezza. Non esistono democrazie perfette, ma non esistono neanche paesi democratici in cui è possibile che si verifichino i fatti a cui assistiamo noi italiani. Ci si riunisce privatamente, si prendono decisioni importanti defilandosi e senza dar conto ai cittadini, ci si scambia favori e si fanno accordi inenarrabili alla faccia della limpidezza, che sarebbe un obbligo e un dovere osservare e rispettare sempre, a maggior ragione quando si pretende di toccare la Costituzione.

Il grande e inequivocabile messaggio che il premier ci ha mandato sin dal primo giorno del suo insediamento è triste e scontato: qui comandiamo in pochi, il muro di omertà che ci divide dai cittadini rimane in piedi, lo ristrutturerò, lo imbiancherò, e farò come mi pare e piace, stavolta col consenso della stampa e dei media tutti. I dati sulle modalità con cui si lavora in Parlamento sono da molti anni preoccupanti e sconcertanti: tra ricorsi sistematici e continui alla fiducia e maxi-emendamenti contenenti centinaia di commi, il nostro Parlamento ha perduto la sua funzione legislativa. Il ricorso alla fiducia praticamente mette un governo nelle condizioni di approvare un progetto di legge, paradossalmente, anche con un solo voto. Quando era Berlusconi ad abusarne la stampa si ribellava, da Monti in poi non si è più udito un solo sussurro. La scusa della velocizzazione e la ricerca a tutti i costi della stabilità hanno di fatto favorito un sistema che non garantisce né il pluralismo né la discussione né la tenuta della democrazia. Ognuno di noi si rende conto di quanto desolato e asfittico sia il contesto politico di cui è costretto a occuparsi sopportandone il fardello e anche l’offesa.

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