L’emergenza si può gestire solo in due modi

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L’emergenza si può gestire solo in due modi: offrire asilo oppure lasciar morire. Detto questo, la UE in pratica farà le due cose insieme.  Prima di tutto è cinica la graduatoria degli aventi diritto alla salvezza. Se ti stanno a cuore le vite umane non puoi scegliere chi deve entrare e chi no, però lo fai, e ancora una volta parli di affondare i barconi, anche perché com’era prevedibile alcuni paesi membri rifiutano le quote obbligatorie e mostrano i muscoli con i profughi. Questo comporterà la distruzione progressiva di milioni di persone provenienti da altri paesi che la UE definisce “sicuri”. Del resto lo stesso gesto della Merkel di invitare i profughi a venire se non è irrazionale è crudele, perché farà ulteriormente aumentare le partenze e conseguenzialmente il numero di vittime. In secondo luogo appare del tutto inaccettabile e incomprensibile che per tanto tempo nessuno abbia fatto qualcosa per cercare di risolvere o arginare il dramma a monte, eliminando oppure riducendo al minimo le cause degli esodi: le guerre, le destabilizzazioni, lo sfruttamento di risorse, i Califfati e perfino i mutamenti climatici. Queste cause non sono piovute dal cielo improvvisamente come maledizioni divine. In terzo luogo se si dice di voler aiutare esseri umani in difficoltà non si tagliano drasticamente i fondi all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, come invece è stato fatto. Con quei fondi si possono mantenere 2 milioni di profughi siriani sistemati nei campi allestiti negli Stati confinanti. La metà di quei due milioni sono minori sotto gli undici anni. Sono moltissimi i siriani che non desiderano venire qui e preferiscono restare poco lontano da casa per potervi fare ritorno appena possibile. Tagliare risorse a chi si occupa del loro sostentamento significa creare difficoltà e costringere migliaia di persone ad affrontare viaggi pericolosissimi.

Anche se la potenza dell’apostolato mediatico inibisce le critiche, si può ben sospettare che il repentino cambiamento di rotta della UE sia determinato dal dovere morale di ristabilire il primato dell’etica solo in minima parte. La scelta della Merkel è politica ed economica, la bontà è un accessorio. I governanti, specialmente quando si muovono con estrema lentezza, non fanno un passo senza averne calcolato ogni conseguenza. E’ molto bello vedere i cittadini che applaudono i profughi, però è difficile fidarsi degli statisti, Merkel compresa, tanto più che la spinta ad agire le è arrivata da oltreoceano. Non c’è coerenza: con una mano tesa si porge aiuto a chi fugge dalla guerra, con l’altra si incassano i proventi delle esportazioni di armi. In Europa la Germania è la maggiore esportatrice di armamenti: nel primo semestre del 2015 questo specifico settore dell’export ha fruttato 6 miliardi e mezzo. Per accogliere 500mila rifugiati all’anno nel corso di alcuni anni, lo Stato tedesco ha stanziato 6 miliardi. Bruscolini.

Secondo i dati dell’Agenzia per i rifugiati dell’ONU, le guerre hanno messo in fuga 2.590.000 afghani, 370.000 iracheni, 3.880.000 siriani, 1.100.000 somali, 130.000 yemeniti, da 600.000 a 1.000.000 di libici. A questi numeri andrebbero aggiunti gli eritrei, i nigeriani, i sudanesi, i ghanesi, i kosovari, i serbi, i cosiddetti migranti economici. Sembrano troppi, invece sono solo parecchi, alcuni milioni, che distribuiti tra Europa e Stati Uniti nel corso degli anni non dovrebbero causare disfunzioni. Uso il condizionale perché esistono degli ostacoli alla riuscita dell’operazione.Perché negare di avere timori? Per paura di essere tacciati di xenofobia? I timori sono giustificabili, anche se va detto che in gran parte del mondo i flussi migratori hanno sempre portato benefici e giovamento. Purtroppo questa volta accade che gli Stati Uniti – più di chiunque altro responsabili della situazione – faranno la concessione di accogliere solo 10mila rifugiati nel prossimo anno, il che la dice lunga sul loro atteggiamento, che non è di condivisione ma che attesta una completa estraneità al dramma lasciando sola l’Europa. Purtroppo questa volta accade che i flussi migratori si verifichino nel bel mezzo della realizzazione di un grande progetto politico che sta trasformando completamente le nostre esistenze: tale progetto è orientato allo smantellamento delle Costituzioni e dello stato sociale, ai tagli sui salari, alla contrazione progressiva e rapida dei diritti dei lavoratori, al potenziamento del precariato. In questo pesante scenario – con l’aggravante dell’arrivo dagli USA del pacco TTIP –  l’ingresso di alcuni milioni di uomini e donne inevitabilmente renderà più facile il tradimento di tutte le loro speranze e di tutte le nostre aspettative: saremo tutti insieme più poveri e più sfruttati, ci faremo concorrenza al ribasso, e noi europei ci lamenteremo molto meno perché attanagliati dal senso di colpa. Saremo finalmente tacitati dalla presa di coscienza della perdita di democrazia che diverrà giocoforza macroscopica.

Naturalmente spero vivamente di sbagliarmi, per i migranti e per noi.

 

 

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