Dostoevskij e la rivoluzione della bontà

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Il problema più grande che Dostoevskij si poneva era quello di Dio. Con una volontà instancabile ha sempre cercato l’uomo-Dio, ha sempre avuto il pensiero fisso di inventare un personaggio letterario simile a un dio che concretamente rimettesse le cose a posto per tutti, specialmente per i bambini.

Faticando solo per un anno, con “ L’ idiotaci ha regalato la perfezione assoluta della bontà, ci ha regalato questo personaggio da Nuovo Testamento che è il principe Myskin . Ho letto negli epistolari che Dostoevskij,  una volta creato il suo “dio umano”, voleva che fosse simpatico , perché capiva che nessun lettore si sarebbe immedesimato in quel personaggio. Non ci è riuscito, o meglio non è stato necessario: la totale innocenza di Myskin supplisce da sola alla simpatia.

Ne L’idiota c’è tutto, perché parla di uguaglianza, perché scuote e fa tremare, perché certe volte è perfino profetico. C’è molto di più di quanto normalmente ci si aspetta di trovare in un romanzo. Ne scrivo proprio per questo: mi sembra un peccato che i diciottenni non conoscano classici della letteratura così forti e belli. Un gran peccato.

“Idiot” in lingua russa significa letteralmente “mentecatto di Dio”, ma anche “simile a Cristo”. Myskin è moderno e attualissimo proprio perché assomiglia a Gesù : ha lo stesso fascino contagioso per tutti quelli che lo avvicinano. Il romanzo è pieno di una varietà infinita di tipi umani : ci sono quelli odiosi , i confusi, quelli che si sentono persi, gli opportunisti, gli ipocriti. Quando in mezzo a loro compare lui, l’idiota, piano piano le persone si tolgono la loro maschera di finzione e cominciano a cambiare, ritrovano le loro coscienze, imparano a sottovalutare l’importanza delle barriere sociali, che nella Pietroburgo dell’800 erano fortissime, e le fanno piano piano crollare. Il bello è che tutto accade senza che Myskin muova un dito, lui non consiglia né agisce. L’idiota semplicemente incarna la bontà, e la bontà è rivoluzionaria.

Myskin non è saccente, non vuole insegnare nulla agli altri e non vuole piacere. Sente la sofferenza degli altri e questo gli consente una resa assoluta al bello e al brutto, alla miseria e alla gloria della vita e degli esseri umani. Lui ama tutto.

L’idea, rivoluzionaria per il romanzo contemporaneo , è che un individuo solo passione e solo cuore può veramente incarnare la bontà e l’amore incondizionato per gli altri cambiando le cose intorno; l’intelligenza e la logica ci distraggono dalla bontà.

 

 

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