L’integrazione delle musulmane

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L’integrazione delle musulmane

L’integrazione delle musulmane che vivono in Italia è più difficile rispetto a quella maschile: gli uomini islamici si considerano in grado di proteggersi da soli e di inserirsi in una cultura diversa senza farsi fagocitare e ritengono di dover controllare le loro donne per garantire il buon andamento della famiglia evitando ogni contaminazione. Se la donna abituata a stare in casa e a obbedire al capofamiglia comincia a cambiare, tutta la struttura culturale su cui poggia l’istituzione familiare crolla. Ogni tanto le cronache ci raccontano episodi di violenza da parte di padri e fratelli ai danni di ragazze islamiche che hanno assimilato i modelli di comportamento delle coetanee italiane e che non rispettano più le regole tradizionali dell’islam.

Questo ci fa capire che l’integrazione non è solo una questione di adattamento emotivo ma anche di sicurezza cognitiva: la religione è un elemento causale indipendente che influenza l’azione degli individui e anche la loro capacità di modificare i loro atteggiamenti e il loro sviluppo. Lo è sempre, anche per noi: se siamo restii a concedere diritti civili agli omosessuali ciò deriva dai dettami della Chiesa, tanto per fare un esempio. L’islamismo, diversamente da quanto avviene in occidente, regola in maniera ancora più profonda tutte le azioni concrete degli uomini nella vita quotidiana, condizionando la loro struttura di valori, le scelte e le decisioni. Non esiste, per un musulmano, alcuna divisione tra la sfera del sacro e quella del profano.

Dunque per un uomo marocchino le regole religiose influenzano e proteggono i suoi valori e lui li deve difendere, deve sollecitarne il rispetto per riaffermare periodicamente il suo ruolo di garante dell’ordine costituito, di garante del benessere e dell’onore della famiglia. L’onore, in questo caso, è nelle mani delle donne: se escono fuori dal tracciato loro assegnato, l’onore di tutti i membri del gruppo è perduto. E’ molto probabile che genitori e fratelli di una ragazza islamica ormai occidentalizzata siano talvolta costretti a reagire e a punirla soltanto perché qualcuno, nella comunità in cui essi vivono, ha criticato e notato.

E’ quel che è successo qualche giorno fa a una quindicenne marocchina picchiata selvaggiamente dal padre e dal fratello perché un conoscente aveva inviato loro una foto dal cellulare: mostrava la ragazza a passeggio in un centro commerciale, accompagnata da un amico e vestita all’occidentale. La famiglia della ragazza – va sottolineato – vive in Italia da vent’anni. Un gesto deprecabile che sta a indicare quanto siano forti i condizionamenti culturali: il gruppo li rafforza nella coscienza dei suoi membri anche se essi ne farebbero a meno nove volte su dieci: non è un dato certo ma non si può escludere perché la comunità di appartenenza spesso inibisce. L’integrazione, vale a dire l’accettazione di regole e mentalità differenti, può non avvenire mai finché le donne musulmane non cominceranno, tutte insieme, a lottare per avere maggiori diritti. Non c’è bisogno di rifiutare la tradizione ma è necessario plasmarla, se non altro per salvaguardare le loro figlie, per permettere loro di emanciparsi senza strappare le radici. Il cambiamento è nelle mani delle mogli e delle madri, il femminismo islamico esiste ma è ancora fragile.

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