Mangia come parli

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Mangia come parli, si potrebbe riassumere così la tendenza che accomuna alcuni paesi soffocati dalla morsa della crisi. Alcuni, per esempio quelli che si affacciano sul Mediterraneo come La Grecia. Su cafébabel ho letto che i greci, affamati dalla disoccupazione e dalla troika, hanno deciso di ritornare alle origini. Si aprono ristorantini nuovi e i vecchi si convertono: comprano solo prodotti della tradizione culinaria locale e offrono ai clienti piatti casalinghi, con un invitante sapore d’antico, quello che in ogni famiglia le donne si tramandano attraverso ricette e segreti rivelati. Il successo di questa tendenza è crescente, il ritorno al passato significa cultura rinnovata, la dieta mediterranea è la più sana e completa del mondo e i prezzi sono bassi.

Tutto quello che mangi è reperibile sul territorio e quello che paghi aiuta l’economia interna evitando che il cibo costi troppo proprio perché non attraversa il globo per arrivare sulle nostre tavole. In Italia sarebbe saggio tentare di imitarli, i greci. Mangiare bene spendendo poco e facendo guadagnare produttori e agricoltori locali è un’idea semplicissima ma non è detto che riesca ad attecchire subito: esiste una forte attrazione per la cucina asiatica e malgrado tutto ciò che si dice da anni sul fast food americano anch’esso regge, soprattutto perché incontra o condiziona i gusti delle fasce d’età più basse.

Il mercato globale ha favorito l’ingresso di prodotti che in passato nessuno che non viaggiasse molto conosceva. Sushi, sashimi e noodles si sono imposti con prepotenza perché sono facili da preparare, buoni e soprattutto cool: è innegabile che il loro consumo sia legato a una moda. Il tonno rosso, il cui consumo modaiolo è aumentato vertiginosamente, sta scomparendo dal Mediterraneo e quello che mangiamo proviene da lontano, da altri mari.

Il cibo da strada poi è il trend del momento. Abbiamo recentemente importato anche un’abitudine culinaria tutta olandese, quella delle patatine, un fritto che vale oro e che attraverso il franchising del marchio Chipstar  sta invadendo le strade di ogni città italiana. Finisce il kebab e ci buttiamo sulle patatine fritte, e ce le facciamo preparare da un brand olandese! Capisco che costano poco, ma non è veramente mangiare, e non è sano. Siamo o no un po’ sciocchini? Noi abbiamo una varietà incredibile di verdure e frutta, abbiamo la pasta, i formaggi, il pesce, il vino, e fino a quest’estate avevamo un ottimo olio d’oliva, ma in questo momento il crollo della produzione arriva a toccare il 90% di prodotto in meno, molte aziende sono con l’acqua alla gola e tutto questo a causa del clima e della mosca olearia che ha distrutto le olive. I prezzi attuali sono saliti alle stelle, l’olio italiano almeno per quest’anno sarà introvabile.

Tornando all’elenco dei nostri prodotti, abbiamo piccole aziende e agricoltori locali che offrono eccellenze non necessariamente costose, non più degli alimenti che provengono da altri paesi e che sono certamente meno saporiti dei nostri. Un discorso un pò autarchico? Può darsi, se serve ben venga. Sempre meglio che piegarsi alle patatine olandesi e far estinguere il tonno rosso dai nostri mari.

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