Mentre l’Italia aspetta

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Mentre l’Italia aspetta

Stavolta, in piena tempesta politica,  la spettacolarizzazione della morte di un tenero e sfortunato bambino non riesce a distrarre le masse come dovrebbe: semplicemente aggiunge orrore al disgusto, assomma il dolore allo sconcerto, e tutti questi sentimenti formano un bubbone che si ferma in mezzo allo stomaco di tutti.

Mentre l’Italia aspetta che succeda qualcosa di diverso e mentre sta a guardare l’indegno e squallido spettacolo che le istituzioni le offrono, stampa e televisioni rimandano continuamente notizie dalla Sicilia, dove un povero e sfortunato bambino di 8 anni ha perso la vita in circostanze scabrose, forse indicibili. La spettacolarizzazione della morte questa volta non riesce a distrarre le masse come dovrebbe: semplicemente aggiunge orrore al disgusto, assomma il dolore allo sconcerto, e tutti questi sentimenti formano un bubbone che si ferma in mezzo allo stomaco di tutti.

Troppe notizie pesanti tutte insieme e in una manciata di giorni: declassamenti, povertà, futuro scippato, degrado morale, menzogne, facce di bronzo, soldi a valanga nelle tasche dei fetenti, e in mezzo ci mettono un paesino che sembra fatto col cartone pressato e che si tiene nella modernità con 42 telecamere di sorveglianza. C’è sempre qualcosa da sorvegliare e qualcuno da spiare, nei paesini di cartone. Nelle grandi città meno si spia e meglio è, invece. Noi da casa osserviamo sgomenti. Siamo stufi persino di prendere a male parole politici e mafiosi, allora guardiamo giù anche non volendo, giù verso Ragusa. Forse il bambino è stato ammazzato da sua madre, quello scricciolo che l’ha messo al mondo quand’era ancora troppo ragazzina, quella biondina che non versa una lacrima e che i figli consideravano il porto sicuro, la difesa suprema.

Che vite tristi e scellerate nascondono i muri dei palazzi. Sono vite superstiziose, vite in  cui ci si affida agli amuleti, agli antidoti: lei a casa e il marito sempre in giro col camion, lei con l’antidoto dello schermo piatto, lui con il corno appeso allo specchietto retrovisore, un santo attaccato al cruscotto con la calamita. Meglio percorrere strade e autostrade tutto il giorno, viaggiare, meglio che stare a guardare le televisioni. E’ da lì che talvolta affiorano i pensieri peggiori, è lì dentro che si vedono donne di un altro mondo, felici e imbellettate, coi bei vestiti da sera, le capigliature perfette, ed è sempre da lì dentro che dopo i pomeriggi culinari e il chiacchiericcio arriva il momento del giallo serale, arriva la trasmissione che racconta di gente sparita nel nulla, di delitti efferati, di tortuosi eventi straordinari occorsi a individui comuni. Le fanno vedere lì dentro, le fascette da elettricista, fanno vedere come si fa a strozzarci una persona in pochi secondi. E se qualcuno è preda di profondi malesseri mai guariti e mai gestiti può succedere che se ne vada a dormire col pensiero fisso a quelle fascette. Magari le compra.

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