Il meraviglioso, anzi

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Il meraviglioso, anzi

Grillo e Casaleggio hanno creato un sistema nel sistema proponendo una verità politica che con la pratica politica non ha nessun legame, nessun nesso, e il prodigio sta nel fatto che alle persone basta e avanza per credere e aspettare. Il gatto e la volpe sulla loro arca ci hanno portato donne uomini piante e animali, ideali e belle prospettive ma non hanno mai levato l’ancora e gli ormeggi: la nave non si muove.

Il meraviglioso, anzi l’assurdo sta nel miracolo della fede: ogni volta che va in una piazza, dalla cenere e dalla stanchezza Grillo resuscita la memoria di qualcosa di rovente, resuscita la brace e accende un fuoco. Stavolta è salito su una gru, si è fatto portare in alto e s’è trascinato lassù tutti i cuori e tutti gli occhi, migliaia di occhi che non vedevano più lui, il leader, bensì il futuro radioso dell’Italia a cinque stelle. Grillo è un tipo umano molto costante, è capace di dire sempre le stesse cose con la stessa straordinaria foga e di promettere definitivi cambiamenti in un modo tale da suscitare sempre una reazione positiva col suo epico eccesso. Ormai il movimento creato da due geni della comunicazione rappresenta, per milioni di italiani, un modo per sfangare la vita e una categoria dello spirito. 

Grillo e Casaleggio non curano, prevengono. Prevengono disordini sociali, prevengono rivolte, nichilismo, depressioni e scoramenti adoperando una tecnica sofisticata che consiste nel dare l’impressione a chi va a teatro di essere egli stesso attore e soprattutto di non stare affatto a teatro ma in un campo di battaglia vero. Usano le paure, i bisogni e le aspettative delle persone né più né meno di qualsiasi altro politico abile però lo fanno in un modo speciale, da veri illusionisti. Hanno creato un sistema nel sistema proponendo una verità politica che con la pratica politica non ha nessun legame, nessun nesso, e il prodigio sta nel fatto che alle persone basta e avanza per credere e aspettare. Il gatto e la volpe sulla loro arca ci hanno portato donne uomini piante e animali, ideali e belle prospettive ma non hanno mai levato l’ancora e gli ormeggi: la nave non si muove.

Il movimento non riesce – neppure praticando la dilazione all’infinito –  a scansare errori e ostacoli, ma non si tratterà mai di errori paragonabili a quelli della casta e dei nemici, mai nessuno potrà dire che uno solo dei deputati abbia partecipato concretamente allo sfascio. La concretezza non esiste, è sufficiente fare corpo contro i partiti e i governi per diventare eroici. Mai visto nulla di più romantico venir fuori dall’astuzia di due ricchi sessantenni. Su questa differenza sostanziale  tra il movimento e gli altri si mantiene una postazione privilegiata da sentinelle: guardiamo un pò cosa combinano quei mascalzoni, aspettiamo che si mangino pure le briciole e poi un bel giorno arriveremo, certo che arriveremo, e ogni cosa in questo paese disgraziato tornerà al suo posto. Praticamente hanno chiamato “movimento” un soggetto politico totalmente statico la cui immobilità – e questo è straordinario – sortisce un effetto di grande vitalità attraverso l’uso della parola, del paradosso, delle metafore e della continua rievocazione della rivoluzione e dell’assalto.

Ai poliziotti e all’esercito si grida l’invito a stare dalla parte del popolo, ai giornalisti si grida schiavi e traditori, ai politici si urla ladri e corrotti, delle riforme si dice – sempre urlando – che fanno schifo. Lo sappiamo tutti che fanno schifo, anche gli autori. Lo sappiamo tutti che le cose non funzionano e che i cittadini non contano niente, ma quando lo dice Grillo è un’altra cosa. Intanto Renzi ringrazia calorosamente: in Parlamento ha usato in pochi mesi ben 24 volte la fiducia, sta facendo quello che vuole fare e ci porterà laddove s’è deciso che dobbiamo andare. “O noi o noi“, dice il movimento. “O noi o noi“, e intanto al Circo Massimo l’anima è tornata in rewind e a ben guardare tutte quelle persone speranzose la scena è struggente e commuove perché la fotografia di quella folla sotto a un palco è la fotografia di tutto quello che non siamo capaci di fare.  

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