Il movimento ipnotico simula la rivoluzione

Share

Il movimento ipnotico simula la rivoluzione

Si conducono le giovani generazioni in una direzione ambigua: il M5S contempla il rifiuto ma lo fa genericamente, senza basi culturali, in un marasma post-ideologico parecchio decadente. La lotta non è contrapporre il vecchio al nuovo, non è “dagli addosso al PD e al magna-magna “. Questo modo di porre la questione aiuta il potere

Il movimento ipnotico simula la rivoluzione. L’unica forma di contestazione che è rimasta ancora in piedi in Italia e che è totalmente inefficace – per non dire soporifera – è quella che scaturisce dal M5S, che ha i suoi meriti e i suoi lati positivi. Mettere in evidenza tutti i suoi lati negativi è molto più interessante e necessario che elogiarlo.

Pur essendo un movimento e non un partito tradizionale, non è strutturato diversamente dal PD e da FI perché è comunque un movimento politico padronale, gestito e diretto da una sola persona, nel suo caso da una coppia affiatata. La prima beffa del movimento è che invoca la democrazia dal basso e diffonde lo slogan “uno vale uno” per contraddirsi ripetutamente: tutto ciò che gli iscritti, i simpatizzanti e i deputati possono fare è seguire le indicazioni del leader – Beppe Grillo – che a sua volta esprime sempre una sintesi efficace di ciò che insieme a Casaleggio ha stabilito, spesso contraddicendo oggi quel che ha detto ieri. Tutto questo viene negato con forza ma ormai è palese.

La seconda anomalìa del movimento è che la sua collocazione in campo neutro – né a destra né a sinistra – lungi dall’essere realmente moderna e “avanti” è molto utile alla sedazione delle rivolte: non c’è più la lotta di classe dei vecchi tempi, quindi neanche una coscienza di classe, soprattutto nelle giovani generazioni. Il movimento non concepisce la lotta di classe, non l’ha mai neanche nominata come invece fanno Tsipras in Grecia e Podemos in Spagna: si limita a una contrapposizione completamente nuova, quella dei cittadini contro la casta dei politici. Questo significa indirizzare la rabbia e lo scontento – soprattutto dei giovani – verso un obiettivo irraggiungibile e falso. Il bello è che in tantissimi ci abbiamo creduto ciecamente. Ad alcuni – ancora troppo pochi – sono bastati alcuni mesi per rendersi conto che il M5S in realtà e malgrado le intenzioni favorisce il sistema e lo status quo, limitandosi ad intervenire solo attraverso la denuncia delle storture, degli inciuci e delle menzogne dei governanti.

Tutto resta comunque fermo, immobile, anzi a dire il vero tutto si muove lentamente ma inesorabilmente verso la restaurazione, il conservatorismo, la repressione e l’annullamento dei diritti elementari. Un esempio lampante è la questione del lavoro. Tra cinque o sei anni avremo una società di quasi-schiavi, di precari senza tutele, di uomini e donne giovani che non potranno costruirsi una vita propria: non avranno nessuna certezza su cui fare affidamento per raggiungere l’autonomia e costruirsi un futuro. E il movimento come si oppone a questo? Dicendo che è terribile, avvertendoci. Punto. Presentare emendamenti o proposte di legge in continuazione sapendo che non verranno presi in considerazione è proprio il minimo per un partito che alle ultime elezioni nazionali prese il maggior numero di voti.

La sua partecipazione è debolissima, troppo debole per non sospettare che dietro il paravento della diversità e del rifiuto a mescolarsi agli altri si celi una sostanziale incapacità, la quale è la madre del disinteresse al cambiamento. Se non fosse così sarebbe ancora peggio perché significherebbe che Grillo e Casaleggio sono due utopisti tutt’altro che concreti. “Non abbiamo fretta”, “#vinciamopoi”, dicono. Facessero pure con comodo ma nel frattempo si spera che le persone si stanchino di avere ancora fiducia. A quel punto forse si muoverebbe qualcosa in questo paese ingessato.

La grande manifestazione al Circo Massimo è servita a dare un po’ di fumo negli occhi ai cittadini che non sapendo a quale santo votarsi si sono disposti a confondere il Circo Massimo con il contesto di una rivoluzione. Non hanno (non abbiamo, tutti) altro, non c’è che il M5S per sperare in un paese migliore: questo è veramente desolante.

Il collettivo Wu Ming è stato il primo, ben prima che il M5S si affermasse, a dichiarare che fosse un freno alla ribellione, un rallentamento del processo di contrasto a un sistema che si sta via via rafforzando. La cosa più importante è che si sta portando le giovani generazioni in una direzione che contempla il rifiuto ma lo fa genericamente, senza basi culturali, in un marasma post-ideologico parecchio decadente. La lotta non è contrapporre il vecchio al nuovo, non è “dagli addosso al PD e al magna-magna “. Questo modo di porre la questione aiuta il potere, gli permette di gridare al parricidio e di prepararsi a “uccidere” i figli isolandoli.

[contact-form-7 404 "Not Found"]

Share
Precedente De Magistris incastrato per eccesso di zelo Successivo Una strage di cui nessuno parla più