Non ci vado in vacanza, preferisco un ritocchino

Share

Non ci vado in vacanza, preferisco un ritocchino. Pare che in questi tempi di crisi coloro che desiderano ricorrere alla chirurgia plastica e alle tecniche dell’ago per il ringiovanimento preferiscano rinunciare a un viaggio e alla vacanza estiva pur di non mancare a un appuntamento con la bellezza. In Italia il 76% delle donne e il 52% degli uomini si dichiarano favorevoli al ritocco, con motivazioni un pò diverse. Le donne affermano di averlo fatto o di volerlo fare per se stesse, per questioni di autostima, mentre gli uomini dicono che la chirurgia plastica li aiuta a piacere di più alle donne. E’ molto probabile che molte donne mentano, perché per complicate ragioni socio-culturali hanno maggiori difficoltà ad ammettere di voler sembrare più belle e più giovani per non diventare invisibili, per attrarre gli uomini, per essere competitive e non rimanere indietro. Fatto sta che la tendenza al ritocco estetico non accenna a diminuire neanche in piena recessione: sono 1 milione e 700mila gli interventi di chirurgia plastica che ogni anno vengono praticati, il 22% dei clienti sono uomini. Otto persone su dieci preferiscono al bisturi le tecniche dell’ago, meno invasive e meno costose, però anche meno durevoli: la maggior parte dei rimpolpamenti del viso e delle labbra si devono ripetere spesso, così come le infiltrazioni di collagene e i trattamenti all’acido ialuronico. Prima queste pratiche erano appannaggio di personaggi pubblici, attori, giornalisti, politici, soubrettes e gente del jet set, adesso si sono adeguati anche impiegati e casalinghe. E’ la loro rivoluzione contro la natura, contro il tempo e contro vattelapesca chissà quali o quanti disagi, solitudini, affanni e paure.

Sul piccolo schermo i maghi della bellezza non perdono occasione di fare proseliti, parlano come venditori di aspirapolveri e di polizze di assicurazione, non sembrano medici e i loro bisturi e le loro anestesie non fanno paura, tutto diventa leggero come un gioco, così il teleconsumatore intravede il bagliore e l’euforia, riflette, si guarda nello specchio e si convince. La diciottenne con poco seno decide che per la maturità si farà regalare due bocce turgide, magari una terza o una quarta misura. Il papà pensa che è arrivato il momento di dire addio alle maniglie dell’amore o alla pancia e la mamma prepara un piano d’azione da svolgere nel corso degli anni: prima si attacca il viso, poi il seno, se è il caso si scende giù fino all’interno cosce e ai glutei, questo dipende dai risultati ottenuti in palestra. E poi? E poi ci si sente più sicuri di sé, forse. Chi ha fatto ricorso al bisturi o al lipofilling per cercare di sembrare più giovane col tempo ritorna come prima,, peggio di prima, e siccome non può essere soddisfatto di ritrovarsi così come s’era lasciato torna dal mago per rimediare, diventa un cliente affezionato.

Siamo disarmati, questa è l’era dell’apparire, quelli che ancora resistono diventano noiosi come i moralisti e pedanti come i predicatori. Non c’è molto da fare e da dire, ci resta il dovere di abituarci a facce tutte uguali, a sguardi inespressivi e muscoli facciali bloccati, a perfezioni imperfette, a vecchi e vecchie ex bellissimi che invece di augurarsi spettacolari facce bibliche solcate da canyon di rughe meritate s’allisciano e si gonfiano fino alla fine. E chiudo con l’ultima frase de “Il grande Gatsby” di Francis Scott Fitzgerald: “Così continuiamo a remare, barche contro corrente, risospinti senza posa nel passato.”

Share
Precedente Il calcio per i brasiliani è tutto Successivo Balotelli fa il "negro"