La querelle del gelato non è finita

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La querelle del gelato non è finita, Alfonso Signorini è andato da Fazio a dire che il titolo che accompagnava le foto della ministro Madia è ingiustificabile, ma non è sessista. No, per carità. In seguito, in un’altra trasmissione su Canale 5, ha rivendicato il diritto di usare certi toni perché tante altre donne, politiche e non, nel corso degli anni sono state oggetto di volgari apprezzamenti e di spiritosaggini da caserma e da trivio senza che nessuno pronunciasse una parola di sdegno. Signorini ha chiesto se esistono donne di serie A e altre di serie B. Lui vuole poterle castigare tutte.

La sua è comunque una bella domanda. Il giornalismo di bassa lega – e talvolta anche quello serio – non ha mai provato vergogna di trattare senza alcun rispetto le donne, e allora perché si difendono solo alcune di esse, trascurando completamente le altre? Già, perché? Mara Carfagna è meno meritevole di rispetto?  Le hanno detto di tutto, uomini e donne [… ma tu non puoi mettere alle pari opportunità una che sta là perché t’ha succhiato l’uccello… Se ne deve andare! Non la puoi mettere da nessuna parte, ma in particolare non la puoi mettere alle pari opportunità. Perché questo è uno sfregio. (Sabina Guzzanti)ma non ricordo nessuna voce indignata gridare al maschilismo o al sessismo. Carfagna si difese da sola con azioni legali. Non è stata la prima e neanche l’ultima donna ad occupare un ruolo senza prima aver dimostrato di meritarlo, per non parlare degli uomini immeritevoli che hanno gestito e che gestiscono un potere.

Nello stesso momento in cui si discute il caso di una ministro donna sbeffeggiata e umiliata su una rivista che ha tantissimi lettori, sentiamo dire che l’Italia è pronta per avere una Presidente della Repubblica donna. E’ un’ipocrisia. Non siamo affatto pronti, solo un cieco non lo vedrebbe. Non sono pronti i cittadini comuni, non sono pronte neppure le donne, e non lo sono neanche coloro che dovrebbero diffondere cultura, valori etici, senso civico, insegnandoci che l’uguaglianza tra i sessi è un punto d’arrivo importante e che vale per tutte, ricche e povere, belle e brutte, famose e non, forziste o piddine, leghiste o pentastellate.

Coloro che detengono il sapere e hanno viaggiato e hanno aperto la mente dovrebbero dare l’esempio e invece sono i primi a cascarci, nel maschilismo. Fare la conta di quante donne siedono in Parlamento per misurare il grado di civiltà di un paese è risibile, è una forma di razzismo al contrario : le quote rosa, di fatto, sono una riserva indiana, l’8 marzo della politica, una formalità, un ghetto che è soprattutto mentale. L’Italia nel mondo è al settantunesimo posto nella classifica del “gender gap“: non si promuovono le pari opportunità, si fa solo maquillage di facciata. Le donne che lavorano guadagnano meno degli uomini a parità di mansioni, hanno minori garanzie e minori tutele, non ricevono quasi mai dal partner aiuto nella gestione della casa, non dispongono dei servizi necessari per i loro bambini come invece avviene negli altri paesi : di quale emancipazione parliamo?

Non siamo pronti. Non siamo all’altezza del resto dell’Europa da questo punto di vista. Lasciamo stare il gioco della presidenza, lo stucchevole “speriamo che sia femmina”. Fare e “sentire” non sono due gesti simultanei, c’è tanto da faticare perché coincidano. Eleggessero pure una donna, se credono che basti. Tanto ci sarà sempre un Signorini di turno a farci capire qual’è veramente l’aria che tira.

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