La querelle scatenata a Napoli

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La querelle scatenata a Napoli dall’intervista di Carmine Benincasa a Peppe Barra non si placherà. Per due ragioni: la prima riguarda senza dubbio il fatto che il tema scottante e dolorosamente attuale delle migrazioni è e sarà oggetto di attenzione non solo in Italia ma finalmente anche in Europa: il trattato di Ginevra è un’ipocrisia che prima o poi bisognerà correggere perché l’emigrazione è un problema di tutti. La seconda ragione riguarda un’iniziativa del Corriere del Mezzogiorno che ha coinvolto alcuni artisti napoletani ai quali si spera se ne aggiungano altri molto presto. L’idea è quella di lanciare un hashtag  – #ioaccolgoetu – in modo da coinvolgere la gran parte dei napoletani e in generale gli utenti dei social. Sensibilizzare adulti e ragazzi e “invitarli” a riflettere su una situazione che riguarda davvero tutti è molto importante. Il futuro, per forza di cose, non sarà come lo immaginano e lo prospettano coloro che credono di poter arginare il fenomeno dei flussi migratori. Il futuro, per quante barriere, controllori, respingimenti si possano opporre, sarà caratterizzato sempre più dagli spostamenti. Anche dai nostri, che la crisi economico-finanziaria ha fatto aumentare: partiamo verso il nord del continente o ci spingiamo oltreoceano, lo facciamo con i documenti in ordine e bagagli decenti, ma la sostanza è la stessa, la spinta è la stessa e ha a che fare con la ricerca di una sicurezza, di migliori prospettive. Siamo ancora refrattari a comprendere il vero senso del termine “globalizzazione“, limitiamo erroneamente l’apertura ai capitali e alle merci e dimentichiamo le persone. Le frontiere, oggi, sono un inutile scudo: il vento non si ferma con le mani.

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