Reato di spreco alimentare

Share

Reato di spreco alimentare

Presto potremmo imitare i francesi che hanno da poco una legge che si propone di educare a un minore spreco alimentare. Meglio di niente, ma il problema non si risolve responsabilizzando i consumatori: da un lato si chiede loro di evitare gli sperperi e dall’altro li si incita a comprare di più.

Reato di spreco alimentare: una legge contro lo spreco di cibo è stata da poco approvata in Francia. I supermercati non potranno più buttare nella spazzatura l’invenduto e i prodotti in scadenza, pena la detenzione fino a 2 anni, e i ristoratori dovranno rispettare delle norme anti spreco, per esempio dotando i clienti di buste di plastica nelle quali potranno raccogliere tutto ciò che resta nei loro piatti e portarselo a casa. Questo comportamento in molti paesi viene già osservato da tempo, mentre italiani e francesi si sono sempre attenuti a certe regole sociali molto precise: non chiedere mai al cameriere di un ristorante di impacchettargli pezzi di torta non consumati, i contorni neanche assaggiati o le coscette di pollo che il bambino ha lasciato nel piatto. Ho sempre sentito dire “non si fa, è cattiva educazione”. I diktat del bon ton cozzano con la realtà che ci circonda, e se la legge adottata in Francia verrà proposta e approvata anche in Italia ci abitueremo tutti a portare a casa gli avanzi della cena al ristorante, al pub o in pizzeria senza ritenerlo un comportamento disdicevole. i tempi sono cambiati ed è giusto cominciare a capire che bisogna vergognarsi solo dello sperpero.

Sprecare significa far del male all’ambiente, e il gesto di gettare il cibo nel bidone dell’immondizia è uno schiaffo sul viso di 800 milioni di individui che non hanno sufficiente nutrimento per mantenersi in piedi. Sappiamo che tutto ciò che compriamo e mettiamo in tavola è stato prodotto usando energia elettrica, carburante, acqua, forza lavoro, terra. Eppure questa legge francese ha in sé contraddizioni che sfiorano il ridicolo: vuole affrontare il problema a valle senza neanche dare uno sguardo a monte, colpevolizza i consumatori e non le grosse aziende distributrici e l’industria alimentare. Come dire? Un tizio che tutte le volte che assaggia la cioccolata comincia a sudare copiosamente e decide di risolvere l’inconveniente azionando un ventilatore senza smettere di mangiare cioccolata affronta il problema in maniera irrazionale. Se noi occidentali produciamo una quantità esorbitante di cibo, se produciamo tanto di quel latte da doverlo smaltire in mare, se lasciamo frutta e verdura a marcire nei campi perché la produzione supera la domanda e perché la raccolta costa troppo, se facciamo viaggiare gli alimenti da una parte all’altra del globo e privilegiamo allevamenti e colture intensivi le cose non potranno migliorare significativamente con una legge sul reato di spreco alimentare. Certo, i cibi in sovrappiù o in scadenza accumulati nei supermercati possono essere donati ai poveri (lo si fa già, non per legge), i cibi scaduti da due-tre giorni si possono vendere e comprare senza temere un mal di pancia (lo si fa già, non per legge, e spesso non lo sappiamo neanche), e noi cittadini possiamo imparare a far la spesa con più criterio. La legge può aiutare a cambiare mentalità, d’accordo, d’altra parte il proliferare di supermercati e ipermercati determina e favorisce lo spreco: spesso il preconfezionamento ci costringe a comprare maggiori quantità di un alimento che finirà poi nella spazzatura. Intanto i negozi di alimentari chiudono e gli ipermercati aumentano, come la mettiamo?

C’è anche un altro aspetto non trascurabile riguardo allo spreco alimentare: noi stiamo diventando feticisti del cibo, siamo immersi in una realtà che ha fatto dell’uso del cibo un consumo, un valore di scambio, un oggetto di culto. Siamo quindi invogliati ad acquistare più cibo, altroché. In televisione si cucina 24 ore su 24, si pubblicano centinaia di riviste sul cibo, si edificano santuari kitsch in onore del cibo (Expo, FICO) per invitare i consumatori al pellegrinaggio e tutto questo viene presentato come un incentivo alla salvaguardia dell’ambiente e del mangiar sano, addirittura ci dicono che si vuole lottare contro la fame nel mondo e contro lo sperpero proprio in quei luoghi che rappresentano un mega processo economico inarrestabile – quello della sovrapproduzione industriale – che si muove nella direzione opposta. Dunque ben venga in Europa una legge che sancisca il reato di spreco alimentare, ma si tratta di una bazzecola, non ci prendano in giro: le cose da fare per l’ambiente e per la fame sarebbero ben altre. A monte.

Share
Precedente Il taglio netto Successivo La stampa è libera di non essere libera