SE NON CE LO DANNO CE LO PRENDIAMO

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Se non ce lo danno ce lo prendiamo lo stesso, il Circo Massimo. E’ più o meno così che Grillo risponde al Comune di Roma che da un pò lo tiene sulle spine per la concessione del permesso di usare lo spazio per una manifestazione del M5S. Grillo pensa che tutti i “ni” collezionati finora diventeranno – in extremis e fuori tempo massimo per organizzare tutto come si deve – un deciso no. La richiesta per una mega-riunione di eletti, attivisti e simpatizzanti del movimento è stata inoltrata a luglio. L’evento si terrà nella seconda settimana di ottobre, e durante le trattative con il Comune sono state spostate due volte le date in cui dovrebbe essere pronta l’autorizzazione. Grillo immagina che lo facciano apposta, mette anche in evidenza il fatto che il movimento non viaggia su una corsia preferenziale come gli altri partiti. Quando lo trattano da paria – praticamente sempre – Grillo non ci vede più e le spara grosse. Questa volta è’ il suo orgoglio ferito che parla, non la spavalderia né il gusto di provocare. Dovremmo metterci nei suoi panni per un momento, se non altro rifletterci su senza pregiudizi. Grillo nei suoi difetti ci sguazza, non ripara né previene, è vero, ma non si può negare che gli si faccia la guerra. Le critiche servono e sono il sale della democrazia, spetta a tutti farne e riceverne. Si tratta di capire se tutti gli attacchi quotidiani al leader del movimento e ai deputati siano ascrivibili alla categoria della dialettica democratica. Succede infatti che le invettive abbiano il solo scopo di travisare e sminuire. D’altra parte chi di spada ferisce di spada perisce, diceva mia nonna. Dunque il circolo vizioso non si spezzerà. Resta da vedere come finirà questa storia del Circo Massimo: al Comune di Roma non converrebbe, infine, negare un permesso elargito altre volte senza problemi. A Grillo conviene ritirare la minaccia di prendersi lo spazio agognato anche se glielo vietano, a meno che non gli piaccia – più di ogni altra cosa – passare sempre dalla parte del torto. Siamo gandhiani ma non coglioni, dice. Nessuna delle due definizioni va bene: la prima li sopravvaluta, la seconda li sottovaluta. Misura, ci vuole misura. 

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