Il sedere della Bacchiddu

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Il sedere della Bacchiddu mostrato in una foto per la campagna elettorale della lista Tsipras, è uno degli argomenti più discussi di questi giorni. L’idea della candidata di mostrarsi in bikini è stata osannata anche dalle donne della sinistra come un’affermazione della consapevolezza femminile, come uno sberleffo al sessismo, come una liberazione dal catto-comunismo punitivo e mortificante e come un’appropriazione felice del corpo: è mio e ci faccio quello che voglio. Praticamente si tratta di vetero-femminismo, roba stantìa, e si tratta né più né meno di quel che affermava Nicole Minetti a modo suo. Fatto sta che la donna liberata e padrona di sé non può essere una come la Minetti, perché la Minetti non soltanto è ignorante, non soltanto frequentava e frequenta male non avendo niente a che vedere con l’entourage della sinistra colta e politically correct, ma usa il corpo per fare carriera, si vende. La mia domanda è: il corpo è nostro e ci facciamo quello che vogliamo a patto di stare dalla parte giusta? La donna, parte in causa e giudice nello stesso tempo, può tranquillamente e in modo liberatorio esaltare il sedere di Simone De Beauvoir ma non quello di una parvenue?

Quanto alla Bacchiddu e a chi le avesse eventualmente suggerito di attirare l’attenzione su un partito che arriva a stento al 3%, sarebbe stato davvero eccezionale decidere di fotografare in bikini le più anziane e le meno in forma tra le candidate: un vero colpo allo stomaco del più bieco sessismo maschile e femminile, il tentativo di infrangere il più razzista dei tabù del nostro tempo, che è quello della vecchiaia e della bruttezza, anche a sinistra, anche tra noi donne.

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