E’ snobina e soporifera

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E’ snobina e soporifera, limpida come un bicchiere d’acqua. Adesso Daria Bignardi – scrittrice – la si può incontrare sul piccolo schermo perché ha scritto un nuovo romanzo e deve promuoverlo. La sua maniera di comunicare è di quelle senza interferenze né scossoni, da amministratore dell’ammaliamento, una specie di réclame del conformismo di “sinistra”. Eppure la sua annosa trasmissione invernale con interviste a politici, cantanti, scrittori e attori l’hanno intitolata sconsideratamente o ingannevolmente “Le invasioni barbariche” e anche “L’era glaciale“. C’è ancora chi sedendosi di fronte a lei dichiara di temerla per la sua causticità. Di caustico, barbarico e glaciale dove c’è la Bignardi in realtà non se ne trova traccia, il suo studio televisivo è un purgatorio dell’ aspettativa dove tutto è molto compostino e a modo, a cominciare dalle sue scarpe décolletées col tacco medio sotto ai tubini neri che coprono le ginocchia. Quando si sta davanti a una telecamera si deve far caso a tutto, e lei ha adottato uno stile classico che sopravvive alle epoche, che non tramonta mai, congelato come il galateo, un pò da espiazione (conduceva Grande Fratello), che risulta come una rivincita sulle colleghe coetanee ostinate a rincorrere la giovinezza con aggressività: dimostra dieci anni di meno.

In un’intervista ha raccontato che quando va in onda la fa soffrire il fatto di dover diventare “di tutti”, esposta. Dice di sentirsi un pesce fuor d’acqua. Si sacrifica per amore dell’intrattenimento, che lei desidera non troppo leggero ma neanche troppo engagé.

La Bignardi non morde, non graffia, non alza la voce (questo è un merito), sorride perennemente anche quando ha di fronte qualcuno che non le piace per niente. Le sue domande sono sempre prevedibili, talvolta tendenziose perché la signora un cuore che batte per la sua squadra politica ce l’ha e si vede. Quando parla con Renzi o di Renzi la sua fronte si fa più spaziosa, il viso irradia una luce ed è completamente inutile aspettarsi che dica qualcosa di interessante. I giovani sono irresistibili, ha sussurrato estasiata da Floris a 8 e 1/2. Non si è neppure accorta che Renzi è giovane tanto quanto Gasparri è intuitivo. Lei fa parte della folta schiera dei convinti che il 41% alle europee sia il segno di un plebiscito, questo dato la rasserena e poco importa se a far bene i conti quel 41%  raccoglie i voti di 11 milioni di italiani.

Bignardi è partigiana, c’è poco da fare, sponsorizza il PD comunque e dovunque sempre con flemma e pacatezza. Forse questa garanzia è la sola ragione per la quale vale ancora la pena di mandare in onda il suo programma, che di ascolti ne fa pochi e che di speciale fino a oggi ci ha regalato solo qualche trovatina, come l’episodio del cagnolino che Monti è stato costretto ad accettare. Bignardi dà il meglio di sé quando non intervista i politici, è più rilassata e pare che si diverta. Coi politici invece vorrebbe dare ai telespettatori l’impressione di essere intellettualmente onesta, esigente e difficile da accontentare, ma non ci riesce. Certe volte si fa seria e punzecchia ma la domanda pepata serve solo a dare l’agio all’intervistato di fugare tutti i dubbi: tira e tira, alla fine la bandiera del reggimento la Bignardi la alza sempre fino in cima.

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