Travaglio sull’orlo di una crisi di nervi

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Travaglio sull’orlo di una crisi di nervi lascerà Servizio Pubblico? Pare di si, a giudicare dal modo in cui ha reagito stamattina ai commenti a caldo di Santoro, il quale lo invitava a rispettare la linea editoriale del programma. Travaglio è uno dei migliori giornalisti italiani, un esperto di cronache giudiziarie, un indefesso studioso di carte processuali, un tignoso e rigorosissimo paladino della legalità, ma è anche altezzoso e supponente. Del resto chi ha carattere non ha mai un buon carattere, e questo vale anche per Santoro.

Travaglio lo devi detestare o amare, non c’è via di mezzo. Se prende di mira un personaggio pubblico o un politico lo fa con cognizione di causa: prima di aprir bocca ha spulciato tutta la vita e le gesta del prescelto, dei suoi amici e dei suoi parenti. Si può esser certi, sempre, che Travaglio non racconta frottole. Piuttosto non si può giurare sulla sua imparzialità, soprattutto negli ultimi anni. Ma chi è imparziale? Quando si dedicava a tempo pieno a Berlusconi e alla mafia pareva diverso, più libero e più forte.

Oggi qualche debolezza ce l’ha e non sempre riesce a trattenere il nervosismo o l’impazienza. Non ci è riuscito lo scorso giovedì. Prima si è perso in una sterile e fastidiosa discussione basata su un equivoco con un ragazzo genovese, uno degli angeli spalatori. Subito dopo ha interrotto più di una volta Burlando il quale voleva replicare all’editoriale che il giornalista gli aveva dedicato e cercare di difendersi anche dalle pesanti accuse di una cittadina genovese che aveva parlato poco prima. Michele Santoro non poteva che comportarsi come si è comportato: ha fatto il conduttore, ha tacitato Travaglio che insisteva.

Travaglio non è un ospite una tantum, Burlando invece si, non era neanche presente in studio e in quel momento il suo ruolo si avvicinava molto più a quello di imputato che di ospite. Non sto difendendo Burlando, per carità, dico semplicemente che Santoro era nel giusto. Il giornalista non si è trattenuto e ha ripetuto una scena già vista tante volte in televisione e anche nei talk di Santoro: si è alzato di scatto ed è volato via. Sbagliando, perché è così che ha mostrato la sua debolezza. Oggi alza il tiro: si addossa con l’ironia classica del narcisista tutte le responsabilità dei disastri a Genova, assolve Burlando e chiede scusa. Si scusa anche di non essere una foca ammaestrata, e questo significa che non ha capito niente. Ha scelto il tipico atteggiamento della prima donna, evidentemente nel ripensare l’accaduto si è liberato, è uscito dal gruppo, ha deciso che nessuno può metterlo sotto, neanche se ha torto. Probabilmente Travaglio, secondo Travaglio, non ha mai torto. Gli basta e gli avanza un solo attrito in pubblico per dire addio a Santoro? Si spera di no. Dopo un picco di rabbia non si tengono più assieme, si slegano gli abbracci, si sfascia la collaborazione annosa? E’ la rottura? Allora non è una questione di nervi. C’è qualcos’altro di mezzo. L’orgoglio, forse. Grillo, forse. Un acquario troppo piccolo per due squali, forse.

Lavorare con Santoro è avere un fiore all’occhiello, perché Michele Santoro è un anchorman che non ha rivali, che piaccia o meno è uno che nel corso degli anni ci ha regalato inchieste straordinarie e ottimi reportages di guerra, ha cercato di garantire il pluralismo, la dialettica, ha sempre privilegiato l’approfondimento dei fatti in una prospettiva diversa da quella che gli altri ci offrivano, se non altro originale. In questa stagione appena cominciata, per esempio, ci ha fatto una lectio magistralis di giornalismo nella puntata su Napoli. Una presenza fissa a Servizio Pubblico, anche se fosse un talk moribondo come tutti gli altri, non è cosa da buttar via per un litigio.

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