Ulisse

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Gesù viaggiava camminando in mezzo alla gente

difficile che si fermasse a lungo.

Ulisse ha fatto un viaggio che sembrava non dovesse finire mai

ma poi è tornato a casa

E Dante ha viaggiato nell’al di là

e poi Marco Polo e i carovanieri delle vie della seta e le vie dell’oro e quelle bibliche

I pionieri del go west e tutti i nomadi della terra senza una patria che attraversavano strade sterrate e lastricate e  mari e fiumi. Vagabondaggi di scrittori smaniosi di sud e di frutti col sapore del sole, pirati, contrabbandieri e mercanti che nei tempi andati partivano per fare fortuna e forse tornavano il venerdì, come adesso, le mani piene di merci inutili o mai viste.

 

In mezzo all’oceano non si sta meglio che in una poltrona ma l’uomo conosce l’ansia di andare, da sempre. Tu pensa agli esploratori che sono pure morti per una lingua di terra inospitale che nessuno prima di loro aveva mai calpestato e pensa a Colombo, uno cerca le Indie e sbarca nel Nuovo Mondo.

Pensa alle grandi migrazioni e alle partenze individuali di gente che si spostava e si sposta per fame.Il west questa gente non lo trova mai ma ce l’ha dentro, radure tranquille dove si può mettere ordine nei pensieri per capire cosa è successo perché certi viaggi non sono né romantici né avventurosi , sono solo roba da  eroi  di cui a nessuno importa niente.

E pensa allo spazio, alla luna, a quelle navicelle sparate nell’universo.

La prima volta che accadde il mondo guardava affranto attonito: esultava. La stanchezza e l’indifferenza sono arrivate presto e adesso è arrivato anche il tempo del turismo interplanetario per miliardari.

L’uomo è sempre in viaggio. Prima erano i cavalli e le carrozze, adesso ferraglia che vola o che scorre su rotaie

ptcun-ptcun Madrid Stoccolma New York Ttimbuktu Manciuria Samara e la transiberiana.

La velocità non può porvi rimedio, tutte le lontananze sono sempre troppo lontane e quando arrivi con la tua fotocamera metti caso a Petra ti accorgi che non serve percorrere il Siq o incontrare un Bedoul o bere acqua da una cisterna nabatea…sei lontano, lontano.

Meglio leggersi Chatwin e in Patagonia non arrivarci mai: triste scomoda silenziosa perfetta per impazzire.

Sai ancora viaggiare uomo? In poche ore di ptcun-ptcun oppure di ddlonn-sipregaisignoripasseggeridiallacciarelecinture-ddlonn stai in capo al mondo e sei sempre troppo lontano.

C’è gente che i viaggi se li fa con gli allucinogeni oppure con la musica che è geometria pura ma apre orizzonti a perdita d’occhio.

C’è gente anarchica e apolide che ancora va, solitaria, a piedi e con l’aiuto di qualche automobilista, gente tosta che somiglia ai pellegrini di una volta, gente per la quale il viaggio è sospensione, è smania di libertà, è il bisogno di non stare nelle trappole della vita sociale, è protesta calma e silenziosa. Questi viandanti li puoi vedere anche qui, nei nostri paesaggi addomesticati. Non è necessario cercarli nei canyon o in Nepal, li riconosci  subito dai capelli lunghi e sporchi e dal fatto che sorridono a tutti e sono spesso circondati da cani, randagi pure loro. Almeno si fanno compagnia per il tempo della sosta.

La gabbia dei meridiani ormai è stata attraversata in lungo e in largo eppure il mito del viaggio dentro ogni essere umano pulsa e vive. Dovunque tu guardi c’è sempre qualcosa che ti parla dell’altrove delle distanze dell’ignoto della nostalgia.

La tua, che ti sussurra di partire  perché c’è sempre un posto più necessario e più bello del posto che il caso ti ha assegnato per nascervi.

E il mare? Una metafora della vita: abbraccio, lotta, sfida, mistero, eros, crudeltà. Il mare ha leggi tutte sue e nasconde creature abissali inaudite: Leviatano, Moby Dick. E’ l’origine liquida dell’uomo.

Un tempo nessuno si avventurava nell’Atlantico, nessuno ne aveva il coraggio. L’Atlantico era il limite invalicabile, assoluto. Prima delle tre caravelle: nessuno.

 

Adesso che  il massimo dell’avventura si chiama turismo di massa tu veleggi per una settimana solo col tuo cane e il cellulare e non sei più così sicuro di voler tornare. Ulisse ti alita alle spalle. Ogni uomo come te attraversa la propria strada, dritta o tortuosa che sia e si mette alla prova o cerca un dio o desidera avere paura, superare un limite e poi un altro e un altro ancora alla scoperta di sé. Poco importa se adesso c’è il jet, non è una colpa è solo una sfortuna. Ptcun-ptcun .Ddlonn

Tratto da “America”, che poi ho scritto io. 

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