Vedi Napoli e poi bici

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Vedi Napoli e poi bici, oppure  veni, vidi, bici. Napoli aveva proprio bisogno  del sindaco delle biciclette, è stata fortunata. A Napoli manca Napoli, però in compenso si pedala, e quanto si pedala! Si è appena concluso  il festival della bicicletta, una tre giorni dedicata esclusivamente al mezzo di trasporto ecologico per eccellenza. C’era di tutto: il pump track, il nuovo campo di bike polo per le gare, c’erano laboratori per grandi e piccini, dibattiti, spettacoli offerti da bravissimi bikers acrobatici, caccia al tesoro in sella, lezioni di manutenzione del mezzo ecologico, itinerari in e off road alla scoperta di luoghi suggestivi e chi più ne ha più ne metta. Il sindaco De Magistris, probabilmente amato da ciclisti e giovani desiderosi di divertirsi in modo sano, si fa autopromozione per un fulgido futuro con le solite mosse da straniero. Si, straniero: sembra vivere su un altro pianeta, incurante di tutto, lontanissimo dal tessuto sociale in cui opera, incurante di qualunque consiglio e di ogni critica ragionevole, incurante degli appelli di chi ancora una visione esatta della situazione ce l’ha. Lui è venuto a cambiare la mentalità del cittadino automobilista, è venuto a risvegliare sentimenti ambientalisti sopiti e a svagare la popolazione, questo è il suo compito, altro non gli compete perché poi le cose si farebbero difficili e ci sarebbe da rimboccarsi le maniche e sudare col rischio di sembrare incapace e rimetterci tutta la carriera.

In una delle città più disastrate d’Italia, con un Comune indebitato fino al collo e al limite del collasso De Magistris si è dedicato alla bici, ha speso ben oltre un milione di euro per seminare piste ciclabili un po’ dappertutto. Peccato che Benoit Blondel, della federazione dei ciclisti europei, quelle piste napoletane le abbia bocciate senza appello, acido e perentorio: ha osservato e ha detto che non si tratta di piste ciclabili ma solo di strade a cui è stata passata una mano di vernice sopra. Quando non c’è nessun evento dedicato alle biciclette, a Napoli quelle piste sono piene di buche e in mezzo vi crescono le erbacce. D’inverno succede che qualche sfortunato senzatetto vi si trasferisca con sedie a sdraio e un po’ di scatoloni per passarci giorni e notti in tutta tranquillità, tanto da lì non ci passa mai nessun ciclista.

La bicicletta, per carità, è una bella cosa. Non fa male quasi a nessuno, diverte e non inquina. Non ce l’ho con la bicicletta in sé, mi piace. Ce l’ho col sindaco. E’ la rappresentazione più eclatante del vuoto istituzionale che Napoli abbia mai avuto, è il re dell’effimero, il portavoce di un provincialismo tutto italiano che ci spinge a scimmiottare olandesi e nord europei in generale per fingere lungimiranza e modernità ambientalista. A Napoli? Facciamo Lugano e Amsterdam a Napoli? Con i guai che si ritrova? Le centinaia di saracinesche abbassate che non si riaprono, le decine di strade chiuse al traffico causa crolli, i lampioni che non s’accendono la sera sembrano tutti occhi chiusi, gli occhi di si è stancato di credere che le feste dello sport e le sagre del sellino servano a risolvere una sola delle tante necessità urgenti di cui la città soffre.  Sta morendo, Napoli. Morendo di mancanza di progettualità, morendo di incuria, morendo di carenza di infrastrutture, morendo di pochezza di offerte culturali, morendo di solitudine. Però si va in bicicletta e si fotografano le regate dell’America’s Cup a via Caracciolo. “Ma ci facci il piacere”, signor sindaco, come direbbe Totò.

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Un commento su “Vedi Napoli e poi bici

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