Ha vinto l’uomo della provvidenza

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Ha vinto l’uomo della provvidenza, colui che ci dovrà salvare, un giovane simpatico e sveglio che incarna per alcuni una versione aggiornata, pulita e corretta di Berlusconi e per altri un democristiano contemporaneo. Dubito fortemente che qualcuno lo consideri un politico di sinistra, il PD sta alle sue spalle, perso nella nebbia e nessuno ci fa più caso. Sono cambiati il linguaggio e i contenuti, le aspettative, i progetti. La differenza fra sviluppo e progresso è storia vecchia, chi se la ricorda più, quindi vanno bene Expo e TAV per dare a tutti noi l’idea (basta e avanza quella) che siamo ancora una forza nel panorama internazionale. Ci si aspetta da Renzi che riporti l’Italia dove l’avevamo lasciata anni fa: nel luogo del benessere per tutti, della ripresa economica, della competitività e della modernizzazione. Renzi non potrà farcela, a prescindere dalle sue reali o presunte capacità. Non potrà farcela perché i tempi sono quelli che sono, e bisogna che ci rendiamo conto che il declino non è un’esclusiva italiana e che sarà difficilissimo arrestarlo. Non potrà neanche risolvere la questione morale, dato che la sua politica è del genere “un colpo alla botte e uno al cerchio”: tiene a distinguersi dalla casta che c’era prima di lui ma arruola indagati, persone in conflitto di interessi, distribuisce incarichi esattamente come si fa da sempre in questo Paese e non prende provvedimenti seri contro la corruzione, né li prenderà. Il suo mondo è il solito calderone nel quale tutti possono confluire, e nel quale tutti si sentiranno a proprio agio. Alla maggior parte degli italiani delle riforme non interessa niente, se sia costituzionale o meno l’Italicum non è un problema tanto siamo abituati da tempo a leggi elettorali che tengono prudenzialmente i cittadini in un angolo. Senato, province, tutta quella roba fa parte dei tecnicismi, è noioso mettersi a spulciare programmi e leggi, quello che veramente conta è garantirsi la continuità con la tradizione e adesso è garantita per almeno vent’anni. C’è di che preoccuparsi, il giaguaro è solo ferito ma in grado di sostenere il vincitore e il gattopardo, vecchio di decenni, sta sempre lì e gode di ottima salute.

Che dire di Grillo e del M5S? Che è presto, oppure forse che il tempo per i cambiamenti radicali non arriverà mai. I cambiamenti radicali fanno paura, soprattutto se li si annuncia usando sempre gli stessi metodi: l’urlo, l’ iperbole, il paradosso, le minacce. Il M5S ha perso voti che non sono andati a rafforzare Renzi bensì le fila degli astensionisti e un pò anche Tsipras. Le persone deluse da un anno di ostruzionismo che nel nostro Parlamento non sortisce che risultati minimi non hanno riconfermato la loro fiducia al movimento. Gli indecisi, che non sono mai pochi e che scelgono nelle ultime ore, sono tradizionalmente coloro che i giornali li leggono pochissimo e che si informano prevalentemente guardando la televisione. La televisione ha lavorato moltissimo per discreditare il M5S, e ce l’ha fatta. In ogni caso la maggioranza ha sempre ragione, si dice. Avrà senz’altro ragione, ma tutti gli altri hanno i sentimenti.

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