ANNI DI TRAVAGLIO PER CORONA

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Anni di travaglio per Corona, chiuso nel carcere di massima sicurezza di Opera, privato della possibilità di curarsi e dell’opportunità di seguire un processo di riabilitazione, privato dei diritti che di solito si concedono ai carcerati, come quello di godere di sconti di pena per buona condotta. Deve scontare nove anni, Fabrizio Corona. Umanamente ognuno di noi deve provare compassione, l’ex spavaldo è oggettivamente tartassato. Il suo caso l’ha preso a cuore Marco Travaglio, il quale si sta adoperando perché se ne parli e che per il fotografo ha chiesto la grazia. Marco Travaglio è sempre stato considerato – erroneamente e per comodità –  un giustizialista. Non lo è, gli sembra semplicemente normale che chiunque sbaglia paghi con una giusta pena i reati di cui si è reso colpevole. Nel caso di Corona è evidente lo squilibrio tra la severità adottata nei suoi confronti e la delicatezza con cui altri delinquenti sono stati trattati. Travaglio chiede, da sempre, una giustizia giusta.

Fabrizio Corona è nato in Sicilia da una famiglia di persone perbene, da due genitori giornalisti che erano legati a Indro Montanelli. Il nonno di Corona era un giornalista, lo zio è un giornalista parlamentare, il fratello minore è anch’esso giornalista. Lui, una volta fotografo di grido, è la pecora nera. Il ruolo l’ha interpretato benissimo, non s’è fatto mancare nulla. Ha incarnato il prototipo del bellone rampante nel periodo più fulgido del berlusconismo cafonal: arrogante, ignorante, volgare, cinico, disposto a tutto pur di far sempre più soldi, refrattario alle regole, privo di valori e di senso della misura. Non è un personaggio decadente, ma a ben guardare quegli occhi è una figura triste, non un “maledetto” ma un amante della bella vita con un nutrito stuolo di ammiratori e di imitatori al seguito. Ha fatto tendenza nel suo periodo d’oro. Era convinto di poter fare tutto quello che agli altri non era permesso: guidare per anni senza patente e non del tutto lucido, superare sempre i limiti di velocità, andare in moto senza casco, detenere e spacciare banconote false, picchiare agenti di polizia, evadere il fisco, fare bancarotta fraudolenta, detenere un’arma non dichiarata, diffamare persone note a mezzo stampa (il caso Simona Ventura, ma fu assolto), addirittura ricattarle. E’ questo che l’ha fregato, alla fine: la sua abitudine di proporre al famoso di turno uno scambio. Se il tale calciatore o il rampollo intoccabile non volevano essere rovinati in qualche modo dalla pubblicazione di foto compromettenti, dovevano sborsare milioni di euro. Per Corona non si trattava di un comportamento deplorevole: intanto non era il solo ad avvalersi di quei metodi, quindi dal suo punto di vista il mal comune diventava mezzo gaudio. E poi i personaggi famosi ci stavano, accettavano. Qualcuno si complimentava. E i direttori dei giornali sbavavano. Corona, sia che le foto le vendesse ai giornali sia che le ritirasse dietro equo compenso, ci guadagnava sempre. Si credeva un tipo sincero in un mondo di ipocriti. Gli è andata male con Lapo Elkann, ed anche con qualcun altro. Ha cominciato a perdere colpi fino al crollo definitivo, quando tutte le accuse per i numerosi reati si sono accumulate e gli sono piombate addosso definitivamente. E’ scappato, si è fatto acciuffare dopo 6 giorni perché aveva capito che ormai non aveva più scampo. Gli hanno dato in tutto tredici anni, poi ridotti a 9. Sono decisamente troppi, se si pensa a Dell’Utri, a Berlusconi, a tanti delinquenti eccellenti che il carcere non lo hanno neanche visto. Sembrano troppi anche senza fare paragoni, in verità.

Eppure la campagna pro-Corona ingaggiata dall’ottimo Travaglio è inopportuna e ha qualcosa che disturba. In questo paese le carceri sono piene di poveri cristi senza santi in paradiso che devono scontare pene severissime in condizioni che di dignitoso hanno poco o nulla. Ci sono ragazzi beccati con un pò d’erba in tasca che vengono maltrattati, picchiati, sbattuti in galera e dimenticati da tutti tranne che dalle madri. Ragazzi che s’ammazzano. Persone che non possono scrivere memoriali come può fare Corona: chi li pubblicherebbe mai, i loro libri? Persone senza più voce, senza diritti, vittime di violenza, di errori giudiziari: di loro non sappiamo e non sapremo mai niente. Travaglio si occupi del caso Corona, lo aiuti –  il ragazzo è anche figlio e parente di colleghi – ma non faccia troppo rumore per favore. Per quei detenuti disgraziati che sono fantasmi. Per quel senso della misura di cui ogni cittadino comune sente il bisogno ogni giorno di più.

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